(Art Gates Records) Si definiscono ‘Ghost Metal’ ovvero ‘musica per introspettiva cuori freddi’. Li avevamo già gustati con l’ottimo “Away From Light” di cinque anni fa (recensione qui), ma il loro progressive metal a tinte oscure, decadenti, legate al doom con una espressività gotica, continua a evolversi verso una poesia sonora che va ben oltre ogni confine musicale, purché lontano dalla luce, abbracciato con amore dal gelo lacerante delle tenebre. Un brano come “Stains” (con ospite la voce della favolosa Yasmin Kalach), trasporta lontano, porta oltre confini noti, stimolandomi ricordi personali legati alla discografia dei Lake of Tears (in particolare il meraviglioso “Forever Autumn”). “Post You” intensifica queste emozioni, diventa pura poesia, con la voce superlativa di Valerio, l’emozionante pianoforte di Gaetano e la tagliente ma sensuale chitarra solista di Gabriel. Con “Antiheart” la band dimostra di saper giocare con prog e metal, con ritmi dispari e attacchi diretti, cosa confermata dalla contorta e attraente “To Mourn The Shade of Your Love”. Le linee vocali di Valerio sulle progressioni quasi occulte di “A Tomb Beyond the Furthest Star” non possono non farmi pensare a Sami Albert Hynninen e gli Orne… ma in questo brano degli italiani appare poi all’improvviso la potenza crudele e tuonante di Alexander Högbom degli October Tide, in una evoluzione decisamente death/black di questo brano altrimenti profondo e trasudante struggente malinconia. Intima “Anatomical Machine”, elettrizzante e nuovamente imprevedibile “Sedatives”, introspettiva la conclusiva “The Dissonant”. Emozionali ed emozionanti. Emotivi. Oscuri, dannatamente oscuri. Capaci di esaltare e rendere poetica ogni ombra proiettata su un suolo desolato da una gigantesca incarnazione di una disperata malinconia. Gli abissi che i Rome In Monochrome descrivono, mostrano, dissotterrano per poi seppellire ancor più in profondità, altro non sono che lo specchio nel quale tutti noi riflettiamo ogni dolore, ogni ricordo che ci ferisce, ogni emozione decadente, ogni sofferenza… sia essa passata, dolorosamente presente o minacciosamente prossima.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10