(Autoproduzione) Forse i Rosa Infra sono la band più singolare che mi sia mai capitata di recensire in questi undici anni al servizio dell’heavy metal. Non tanto per la proposta musicale, che è un gothic metal con qualche influsso industrial, ma perché i nostri sono moscoviti, il promo è arrivato senza una riga di spiegazione, i testi sono in russo, il dominio del loro sito è scaduto, mancano sull’Encyclopaedia Metallum e sul loro myspace non c’è praticamente alcuna informazione… né esiste nessuno in Italia che si sia mai dedicato a loro! Capisco che questo “Change of Scenery” (mi fido di un collega inglese per la traduzione) è il loro debut, ma per il resto è proprio l’assoluta assenza di informazioni a renderli a loro modo affascinanti. Quando i titoli dei brani sono in cirillico, per l’ascoltatore occidentale risulta difficile soffermarsi sui singoli pezzi: più facile spendere due parole in generale sul sound, che in più punti rimanda a quello dei primissimi Paradise Lost o dei Dark Sanctuary. C’è comunque qualche elemento più leggero, che ricorda piuttosto scopertamente Marylin Manson, e qualche indovinata incursione nell’elettronica, soprattutto nella parte centrale dell’album. L’unico brano chiamato con un titolo a me leggibile è “Sonata di Dolorum” (dicitura comunque molto strana… una confusione fra italiano settecentesco e latino?), uno strumentale in crescendo dalla forte atmosfera. Da qui a pensare che qualcuno di voi scriva ai Rosa Infra per avere il loro debut autoprodotto ce ne passa, ma il buon materiale non manca.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10