(Massacre Records) M. Roth degli Eisregen, ma anche di Eisblut, Marienbad e altri progetti, si mette al servizio di suo figlio Quentin. Quest’ultimo ha composto dei pezzi che dall’essere strumentali, hanno poi trovato la voce di Roth senior per completarsi definitivamente. Quentin ha scritto questi pezzi, dodici in tutto, nell’arco di due anni ed ispirato sempre dal metal, quanto dalla vena della Neue Deutsche Härte. Un’elaborazione, composizione e registrazione che ha dato vita dunque ai Roth. Padre e figlio sotto lo stesso nome. Il tipico passo tedesco nel metal, quanto nell’abbinamento tra chitarre e sintetizzatori, pur tuttavia Quentin Roth propone anche qualcosa di più frizzante, come “Kopf ab” dove linee melodiche plasmate dai synth e seguite dalle chitarre creano uno scenario neo-dark wave. A proposito di synth, proprio questi sembrano essere il pezzo forte di Quentin. In effetti le chitarre non si distinguono per chissà quale linee melodiche, certamente però pompano il suono ed offrono un’ossatura compatibilmente imperiosa, come del resto si chiederebbe a un progetto musicale di ‘german metal’. Ad onor del vero “Nachtgebete” si accosta maggiormente alla concezione della Neue Deutsche Härte e così chitarre e ritmi sono al servizio dei sintetizzatori e fungono da accompagnamento al cantato di M. Roth. La versione doppio CD mediabook presenta dunque un disco con quattro pezzi in più, non reperibili nella versione vinile. Proprio la versione CD propone poco meno di sessantadue minuti che con pochi ascolti si assimilano facilmente. Le melodie portanti ben delineate rendono un album di consumo con momenti coinvolgenti, altri piuttosto sognanti, altri ancora foschi. Si avverte una certa e fisiologica pomposità, tipica appunto di composizioni di stampo teutonico con metal e sintetizzatori in abbinamento, che va sottratta al tutto per capire meglio questo album. “Nachtgebete” ha si dei momenti interessanti, però in esso ci sono momenti dove non si approfondisce il discorso musicale magari articolandolo. Alla lunga risulta ‘leggero’, in certi momenti anche sbarazzino e pur mostrando chitarre toniche e tutto l’insieme che lo agghinda, forse l’autore non lo veste in maniera adeguata. Almeno non fino alla fine.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10