coprunningwild(Steamhammer/SPV) Ci hanno preso gusto i Running Wild dopo il ritorno dell’anno scorso. Tanto gusto che si ripresentano con un nuovo disco con ben dieci pezzi, oltre cinquanta minuti di eccellente potenza heavy metal. Gli ingredienti essenziali sono due, tradizionali ma perfetti: riff letali, e assoli poderosi. La ricetta dell’heavy metal eterno, assoluto, storico. Francamente temevo che la loro reunion fosse uno di quegli eventi messi in piedi tanto per grattare qualche soldo ai fans storici, tanto per non invecchiare in maniera noiosa. Ma la verità è che ancora una volta, esattamente come accadde con il precedente “Shadowmaker”, la loro esperienza e capacità di far bollire il sangue nelle vene non è assolutamente venuta a meno. “Resilient” è un disco pieno di energia, di riff epici, di refrain indimenticabili… c’è quindi tutto il necessario per eventi live memorabili, e per far venire la voglia di alzare il volume dello stereo a livelli decisamente illegali. Quindi qualsiasi discorso ulteriore diventa vano: è impossibile criticare gente tradizionale che fa musica tradizionale, e la fa bene. C’è chi si lamenta che non si rinnovano? Non lo vogliono fare. I Running Wild sono una band storica, stiamo parlando delle origini del metal, ed è grandioso vedere che Rolf Kasparek, unico membro originale abbia tutta questa voglia di cantare, suonare, divertirsi. “Resilient” è dunque un regalo che una band grandiosa fa a tutti noi, un regalo composto da musica di ottima qualità, piena di quella potenza essenziale del metal, spesso dispersa dalle componenti moderne, quella potenza originale che  solo personaggi che hanno contribuito a forgiare il metallo possono integrare nel sound con naturalezza. Infatti è di puro metallo la opener “Soldiers Of Fortune”, un pezzo classico della band. La title track part con un riff che definirei immortale: mandate a quel paese qualsiasi roba moderna, qualsiasi evoluzione, tutti quei quaranta anni di metal: questo è un riff eterno, un riff al quale qualsiasi metallaro al mondo non può resistere, uno di quei riff che scatenano l’headbanging che tutti noi abbiamo dentro, marchiato a fuoco nel DNA. Ovviamente ai riff immensi, sono abbinati gli assoli senza epoca, semplicemente sempre perfetti. Questo è fottuto metal ragazzi! “Adventure Highway” e “The Drift” non rilassano, non fanno riposare, roba tosta, roba calda, roba piena di quella primordiale energia della quale tutti noi abbiamo bisogno. Ma per i miei gusti deviati è “Desert Rose”  il pezzo che mi fa impazzire. Un pezzo che potrebbe essere stato un hit di una band hard rock di fine anni ’80… un pezzo con un arpeggio immenso ma una potenza volgare, in quanto con i Running Wild qualsiasi suono diventa più graffiante, più potente, anche grazie alla particolare voce di Rolf. Ma ci fu un’epoca dove hard rock e heavy erano la stessa cosa, prima di dividersi, di dare origine a due grandi filoni del metal. E questa origine comune è percepibile nell’irresistibile “Run Riot”, selvaggia come una pura canzone metal, geniale come un qualcosa che avrebbe dominato tutte le stazione radio. L’album chiude con quasi dieci minuti di musica contenuta nella monumentale “Bloody Island”, probabilmente il pezzo più lungo della band in assoluto. Grande testo, grande composizione: una canzone immensa, con un ritornello leggendario, una struttura delle strofe irresistibile. Una canzone che offre spazio per suonare, per raccontare con la musica, per creare una storia sonora sempre dinamica e dannatamente metal. Un disco grandioso, un disco puro. E parlare di purezza nel 2013 è una cosa difficile, quasi assurda. Ed è per questo che  “Resilient” è un disco fantastico. Un disco che assorbe l’impatto di molte porcherie odierne mantenendo il suo aspetto, la sua origine, la sua dignità, la sua componente heavy. Resiliente infatti. Titolo perfetto.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10