(Napalm Records) Diamine, per qualche ragione mi ero perso il precedente “No One is Illegal”! Ho adorato “Kosmopoliturbo” (qui), ho venerato “Peace, Love & Russian Roll” (QUI!)… e -mio salto di album a parte-, ecco tornare questi pazzi con un nuovo lavoro, sempre con un titolo che gira attorno al loro concetto artistico e culturale collocabile tra est e ovest, tra nord e sud, tra qui e li, tra sotto e sopra… in una totale e disinibita tendenza cosmopolita la quale ci vede tutti come fratelli, ripudiando… aberrando violenze di ogni sorta, scatenate da chiunque contro chiunque altro. Un unica razza, quella umana, che vaga sullo stessa stessa landa desolata, il pianeta Terra… ed ecco che i Russkaja sono ancora una volta alfieri della pace, della vita, del domani, di un futuro attraente e non mortale! Inneggiano all’unità globale con metal, con ska, con rap, con punk e, ovviamente, con quella loro polka, quei loro fiati, quei ritmi in levare, quella irrefrenabile voglia di saltare, di ballare… e di amare. Che bello vedere una band come questa, allegra ma profondamente politica, contro tutti, ribelle fino all’osso, con testi anche nella lingua che i media vogliono proibire in quanto idioma del male (il Ru**o….! e qui ci andrebbero un po’ di smiley un po’ bastardi, non trovate?), con membri provenienti da un po’ ovunque, compresi i nuovi grandi nemici imposti dai media: Russia ed Ucraina. Favolose le pulsazioni isteriche di “No Borders” con il suo manifesto pacifista reso grintoso e travolgente, mentre “Russki Style” esplode (scusate!), deflagra (scusante ancora!), si scatena, srotola quello ska farcito di fiati, si lascia andare al punk e alla vodka. “Shapka”, con quel testo mezzo in inglese e mezzo in russo, inietta nel pentolone dei generi della band anche una superlativa componete nu-metal… confermando che per i Russkaja il limite è solo l’immaginazione. C’è un salto epico con “Olga von der Wolga”, cosa alimentata dalla voce di Michael Robert Rhein, frontman della medieval rock band tedesca In Extremo, oltre che da quei violini decisamente penetranti. Quello ska scuoti budella incalza senza controllo nell’impetuosa “Paschli”, la quale mescola con genialità inglese, tedesco e russo… scaricando l’ascoltatore nella sensualità provocante di “New Life”, un brano caldo, sudato, assetato, saltellante che offre anche una favolosa performance della voce femminile sopra quella tuba tuonante. C’è un miscuglio di ska, fiati e metal moderno in “Vozdukh”, traccia che vede ospite Benji Webbe, vocalist della reggae metal band gallese Skindred, mentre il testo un po’ in spagnolo, un po’ in tedesco e un po’ in russo di “Senales” (che dovrebbe essere “Señales”, ndr), spinge sulla tuba urlando di cambiamenti climatici, confermando che la potenza sonora della band è comunque sempre sul pezzo, sulle problematiche di questo tempo, di questa epoca… mentre fanno capolino come ospiti tutti i membri della rock-reggae band tedesca Le Fly. Fuori di testa e dannatamente heavy la cover di “Last Christmas” degli Wham! con quell’inglese intenzionalmente cantato con un terribile accento spagnolo, trascinante e vorticosa “Baila”, prima della chiusura affidata alla deflagrante “Turbopolka”, una frizzante up-tempo in levare ricca di dettagli folk e richiami ai noti Rammstein! Divertenti. Alleghi. Circensi. Ballabili. Ma sotto, nel profondo, la sintesi è nel testo di “No Borders”, il quale si chiede come diavolo sia possibile che ci siano ancora bombe che cadono, in questo 21° assurdo secolo! Ma davvero, non abbiamo ancora capito un cazzo? Gli amici devono odiarsi, devono spararsi l’un l’altro? Bugie dei media ed ancora divisioni e confini? I Russkaja lo gridano forte: ‘Nessun confine, nessuna guerra, siamo uguali, tutti uguali, nessuna nazione, nessun combattimento, bisogna fermare questo gioco.”, sottolineando il perfetto accostamento tra divertimento che conduce alla coscienza, il vero rock che canalizza messaggi importanti e sociali. Ma voi, magari, odiate l’accostamento tra politica e musica? Vi stanno sulle balle queste impostazioni sinistroidi? Benissimo, allora guardate l’intera faccenda dall’altro lato: i Russkaja suonano, cantano e ballano usando iconografie russe, con testi (anche) in russo… e fare questo oggi, nel 2023, con alle spalle una label certamente non underground, dovete ammetterlo, è una cosa estremamente cazzuta, fottutamente controcorrente… esageratamente rock, superlativamente metal! È la moderna rappresentazione ska del classico ‘fuck you and your system!’

(Luca Zakk) Voto: 10/10