(Dangerbird/Dangerous Music/ADA) Un grande chitarrista, una grande carriera. Eternamente legato ai Bon Jovi, tanto che la sua carriera solista passa in secondo piano. A conferma di questo, il nuovo album è solamente il terzo, considerando che il precedente risale a ben 14 anni fa. Sambora comunque mantiene il filone soft rock, con uno sguardo al pop. Come per i Bon Jovi, infatti, l’album riesce ad essere musica moderna, gradevole, molto ben suonata, ma lontana da schemi ben precisi, da sottogeneri ben definiti. “Aftermath Of The Lowdown”, album un po’ autobiografico, è comunque un disco decisamente rock. La musica un po’ per tutti, una musica che potrebbe essere riprodotta in qualsiasi radio o canale musicale. Molto valida anche la performance vocale del chitarrista, il quale è dotato di una voce potente, mai banale, anche se certamente non aggressiva. Alcuni capitoli del disco sono particolarmente belli, sia per impostazione che per musicalità, con melodie arricchite dagli assoli che Richie è in grado di proporre. “Every Road Leads Home to You” è un pezzo molto dinamico, con una bella melodia basata su tastiere. Un pezzo che quasi ricorda epoche più rockeggianti dei Bon Jovi. Molto rock, ed un po’ southern, il pezzo intitolato “Taking a Chance on the Wind”, dove la voce risalta in maniera particolare. “Nowadays” è una canzone molto potente, forse una delle più hard del disco, e con essa anche “Learning How To Fly With A Broken Wing”. “Sugar Daddy” è un pezzo semplice, ma progettato in maniera chirurgica per riuscire ad occupare un posto permanente nel cervello. La ballad “Seven Years Gone” dimostra la lunga esperienza nella composizione di rock dolce, melodico, irresistibile.  Un disco piacevole. Gradevole ai fans dei Bon Jovi e a tutti i consumatori di rock leggero, ma comunque esigenti in fatto di qualità, composizione e produzione.

(Luca Zakk) Voto: 7/10