copsaritap(Iron Bonehead) Continua la caccia feroce nelle foreste dell’underground e la nuova preda della Iron Bonehead è questo progetto -nato l’anno scorso- che tuona dalla Bulgaria. One man band votata all’eresia pura, al suono da scantinati malsani, alla brutalità spietata ma anche intelligente e curata. Le quattro canzoni di “Sorcerers of the Seven Gods” uscirono in cassetta (100 copie) proprio l’anno scorso, ed ora finalmente trovano una maggiore visibilità offrendo al mondo questo black metal viscerale, primordiale con una marcata influenza del filone polacco. Quattro canzoni, appunto, dove la chitarra è veloce, violenta ma fumosa, il drumming pesante ma meravigliosamente non definito, mentre le linee vocali sono pura negazione di pietà, nessun rispetto per la vita, totale adorazione della morte. Quattro canzoni sfacciatamente old school, giù fino alle radici, all’origine delle fiamme dell’inferno… ma con un gusto assurdamente melodico il quale si manifesta -subdolo- tra riff malati e atmosfere mortali, facendo trapelare accordi e progressioni che ricordano anche i Satyricon. Queste sono le band pure. Bands alle quali uno augura del successo o per lo meno della visibilità con un tocco di notorietà. L’unico vero problema, però, è che la loro bellezza, il loro pregio, è questo essere nessuno, essere nascosti, essere celati: un’anima dannata e carica di odio vendicativo tra una infinità di altri inutili sottomessi e condannati alle fiamme eterne.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10