(Brutal Records) debutto discografico per Satanic, terzetto canadese dedito, a loro dire ad un death metal old school. In realtà le sonorità sono a mio avviso più vicine al thrash vecchio stampo, con qualche sporadico inserto di partiture brutali più intricate e death oriented. “Architecture Of Chaos” è un lavoro destinato a dividere nettamente gli ascoltatori: gli amanti del metal estremo degli anni ’80 apprezzeranno l’attitudine in tutto e per tutto old school dei nostri, mentre coloro che trovano inutile rifarsi a schemi risalenti a più di trent’anni fa avranno molti spunti per criticare l’album. Il songwriting di Sodom, Kreator e Possessed viene ampiamente saccheggiato, dando vita a pezzi feroci, serrati e brutali, piuttosto lineari ed estremamente diretti, grazie anche alla durata non troppo elevata, rendendoli concisi ed efficaci. Eppure i due pezzi più lunghi (“Armageddon” e “Tchernobyl ’86”) risultano essere i più interessanti, grazie a soluzioni più variegate e buoni cambi di tempo. Un album che senza fare gridare al miracolo, si fa ascoltare volentieri, regalando all’ascoltatore quaranta minuti di ottimo thrash metal old school.

(Matteo Piotto) Voto: 7/10

(BrutalRecords) Il thrash e il death metal old school dominano gli otto pezzi incisi dal trio canadese. Se la batteria di Martin Carle è un battere piuttosto standard, il riffing di Guillaume Petit è un continuo evolversi.Un vero fiume in piena la sei corde che si produce in riff ritmici marcati, solidi, possenti e granitici, oltre a mostrare assoli di buona fattura. “Mephistophelian” apre l’album e la sola canzone in poco più di sei minuti spariglia tutte le caratteristiche del trio. Izaac Beaudoin pilota il quattro-corde nello strato tra riff e pattern ritmici, mentre la voce è torva, roca, un tantino stentata, un po’ Tom Angelripper prima maniera. Sempre veloci i Satanic, ma con “Architecture of Apocalypse” ecco che qualche low e mid tempo prende la scena e dando l’impressione che il sound della band possa aumentare l’impatto. “Architecture of Chaos” pesca sia dalla tradizione statunitense che europea, ovviamente quella tedesca, proprio con i Sodom. C’è qualcosa dei Possessed, tuttavia rispetto a questi ultimi sarebbe onesto scrivere che i tre del Quebec sono meno ruvidi, meno veloci, ma neppure di tanto più laccati. Qualche passaggio più ‘elevato’, strutturato, è spesso rintracciabile, come in “Biotech Warfare” o nei quasi nove minuti di “Tchernobyl 86”. Non manca l’argomento sul nucleare, visto che c’è il thrash metal di mezzo e anche questo fa molto old school. L’album è ‘onesto’, si vota a uno stile datato ma non mette in mostra un ‘già sentito’, nelle quali cascano formazioni dello stesso calibro.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10