(Helter Skelter/Regain Records) Che valutazione si potrebbe mai dare ad un gruppo che al sesto album non l’ha ancora smessa di giocare a toccare il mix in fase di registrazione?! I Satanize devono davvero avere un’avversione piuttosto forte al suono liscio e pulito, nonostante altri gruppi che fanno il medesimo genere, ossia il black, riescano comunque a trasmettere malignità e devastazione con l’unico accorgimento di far sentire all’ascoltatore di che diamine di strumenti musicali stiamo parlando. Il disco qui recensito è una pandemia sonora, una destrutturazione del suono e un rimescolamento di tutto ciò che può sovrapporsi in fase di missaggio, con il risultato di un calderone sonoro che, se da un lato rende bene l’idea di inferno, dall’altra rischia di lasciare interdetto l’ascoltatore, troppo impegnato ad identificare della musica o della struttura tra questo ginepraio musicale. Ma si sa, il black è bello anche per queste cose, per l’assoluta devozione alla causa sonora, per la rabbia messa in musica di getto, in modo istintuale. E in quanto a istinto, questi tizi non vanno certo al risparmio.

(Enrico Medoacus) Voto: 7/10