(Avantgarde Music ) Debutto distaccato e apparentemente indefinibile per i polacchi Saule. Attivi da pochissimo (si sono formati nel 2015) hanno attirato l’attenzione dell’italiana Avantgarde, la quale ha fiuto (e udito) per certe cose non strettamente ovvie o comuni. Ma cosa hanno di particolare i Saule, oltre che provenire da un bacino geografico molto prolifico nell’ambito della musica estrema? Hanno tutto ma anche nulla. Appartengono a vari generi e forse a nessuno. Le loro sette traccie navigano tra il progressivo, il post metal (ma con radici black) e l’atmosferico… in una convergenza sonora che assomiglia a tanti, per poi risultare originale e -di fatto- non assomigliare quasi a nessuno. Il tutto con una esaltazione totale della musica, in quanto la band preferisce rimanere nell’ombra (non è nota la line up e nemmeno il numero di componenti o le esperienze passate degli stessi). L’ombra avvolge anche la copertina dell’album la quale appare anonima (non c’è nemmeno il moniker!), destabilizzante, enigmatica… fino al titolo che i maligni definirebbero “privo di fantasia” ed oltre verso i titoli dei singoli brani, freddamente numerati con numeri romani da uno a sei… fino alla conclusiva “0” (Zero) che dissolve ed estingue in una divagazione al cento per cento noise/ambientale. Post metal che guarda lontano, verso orizzonti ignoti con la prima canzone. Il brano è poco cantato e la voce richiama quell’anonimato voluto dalla band… ma risulta suggestiva, inquietante, tagliente. La seconda traccia dimostra una tecnica esecutiva notevole, sempre annegata nel fumo denso che sovrasta l’intero lavoro. Rituale la quarta traccia, praticamente un’introduzione alla quinta che si rivela più introspettiva, più post, più rock, più coinvolgente anche a livello musicale e ritmico. Echi che si perdono. Suoni portati dal vento. Atmosfere eteree. Suoni senza materia ma ricchi di spirito. Loro non sono nessuno, non hanno nome, non hanno immagine; come l’album, come i brani contenuti; come l’umanità, come tutti noi in una proiezione verso l’infinito.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10