(Militia Guard) Una cosa che non manca ai Saxon è la prolificità. La band capitanata dall’inossidabile Biff Byford giunge infatti al ventiduesimo album in poco meno di quarant’anni di carriera. “Thunderbolt” segna un parziale ritorno alle origini da parte dei Saxon. Messe da parte le sonorità moderne vicine al power metal che hanno caratterizzato le ultime uscite, i veterani della gloriosa NWOBHM riscoprono le influenze hard rock, i riffs rocciosi e l’epicità che da troppo tempo era venuta a mancare. Questo non significa il trovarci davanti ad un lavoro nostalgico, né tanto meno una sterile rivisitazione degli antichi fasti. Come detto, i Saxon rispolverano il loro inconfondibile stile, ma al contempo troviamo alcune sorprese inaspettate, come parti in growl su “Predator”, con Johan Hegg degli Amon Amarth come special guest. “They Played Rock And Roll” è veloce e rocciosa, in stile Motorhead, non a caso la canzone è dedicato a Lemmy ed alla sua band; emozionante la parte centrale, quando fa capolino la voce di Lemmy che rantola: “We are Motorhead and we play rock and roll”. “Sons Of Odin” gronda epicità, con quel giro di basso cadenzato preso di peso dai Black Sabbath di “Heaven And Hell” (o dai Manowar di “Warriors Of The World United”, se vogliamo). Le atmosfere si fanno più cupe ed horrorifiche su “Nosferatu”, dove compare anche l’organo a rendere il tutto più tetro. “Speed Merchants” parla di motori, per un brano old style che idealmente potrebbe essere la nuova “Motorcycle Man”. Un album che riporta i Saxon allo stile del loro glorioso passato, ma con i piedi saldamente piantati nel presente. Un lavoro decisamente valido, che conferma come la vecchia guardia sia ancora una spanna sopra alle nuove leve.

(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10

Dopo “Battering Ram”, e un paio di live/raccolte/prodotti non indispensabili, è giunta l’ora del nuovo full-length dei Saxon: il ventiduesimo, per la precisione. Sarò troppo critico, ma stavolta mi sembra che il risultato non sia davvero all’altezza delle ultime prove: “Thunderbolt” non è certo un disco malriuscito, ma ha forse qualche momento di stanca e qualche passaggio un po’ troppo standard. Dopo la intro “Olympus rising”, che riecheggia un po’ (forse un po’ troppo) quella di “Sacrifice”, ovvero “Procession”, la titletrack ha un buon ritmo: nulla di eccellente, ma i Saxon sono ancora lì a ravvivare l’eterna fiamma dell’heavy metal. Energica e con un buon lavoro chitarristico “The Secret of Flight”, mentre la ritmata e cupa “Nosferatu” è presente in due versioni, a testimoniare anche la scarsità di materiale bonus disponibile… riff NWOBHM ed evidente dedica ai Motorhead per “They played Rock and Roll”, ma “Predator” è completamente riciclata da “Sacrifice”, con minime variazioni e chitarre giusto un poco più grintose (oltre al controcanto dell’ospite Johann Egg degli Amon Amarth!). Energica “Sniper”, mentre “Sons of Odin” riprende e attualizza quella vena epica che ha sempre generato grandi cose (a partire da “Crusader”). Alla martellante “Speed Merchants” si contrappone la più sinuosa “Roadies’ Song”, che è comunque, direi inevitabilmente, un collage di cose già sentite. Ci accontentiamo? Ovviamente sì, non si discute e il disco va subito a fissarsi nello stereo: ma non credo che “Thunderbolt” sia un capolavoro.

(René Urkus) Voto: 6,5/10