(autorpoduzione) Dopo 9 anni di assenza i Self Disgrace si riaffacciano al grande pubblico con “Partner In Crime”, album autoprodotto che segue il primo demo “Rotten Revenge” rilasciato nel 2009. La formazione meneghina può contare tra le sue file una figura storica del metal al femminile, Isabella ‘Brutal’ Fronzoni, artista che ha già avuto modo in passato di mettersi in mostra con band quali Ice Age e Rock Goddess (potete ripercorrere le sua storia nell’autobiografia “Back In The Metal Days”). I nostri si presentano alla prova sulla lunga distanza, con sette pezzi di puro thrash/death metal anni ‘80 nei quali i rimandi a Exodus e Testament, senza disdegnare saltuarie citazioni dei compianti Death, sono chiari. Si comincia con “Sinner’s Island” nella quale, dopo una macabra intro, saremo assaliti dalla prima sfuriata thrash dell’album alla quale seguirà un rallentamento verso la fine del brano dove la graffiante voce della cantante Dielle Green (che si occupa anche della stesura dei testi) avrà modo di dare il meglio di sè. Segue la titletrack che con un ritornello ‘orecchiabile’ si stamperà subito nella mente dell’ascoltatore. Dopo aver tirato un po’ il fiato con “Throw It Out”, mid-tempo dalla buona fattura, una strana sensazione comincia a colpire l’ascoltatore; la struttura e le soluzioni proposte nei brani successivi cominciano a ripetersi come se i Self Disgrace avessero terminato le idee. Il quartetto di canzoni finali infatti, pur rimarcando in maniera encomiabile l’amore della band per le formazioni citate in precedenza, nulla aggiungono alla proposta dei nostri. Sezione ritmica sempre sugli scudi, riffing potente e preciso, una cantante in grado di alternare con disinvoltura parti in scream, growl e di voce pulita lasciano comunque intravedere le potenzialità di una band che in sede live non mancherà di infiammare gli animi degli astanti. Discorso diverso deve essere fatto però su disco dove il pacchetto di brani proposti, troppo omogeneo ed a tratti derivativo, mina inevitabilmente il risultato finale che stenta a decollare. Per compiere il vero salto di qualità i Self Disgrace dovranno dimostrare una personalità più spiccata che riesca a differenziarli dal resto del calderone underground italiano, obiettivo sicuramente alla loro portata viste le qualità mostrate.

(Davide Galli) Voto: 6,5/10