copSelvans(Avantgarde Music) Percepisco un tocco di crudeltà nel recensire questo mini album. Vedete, il mondo musicale moderno è strapieno di labels che sfornano milioni di bands. Ogni giorno. Bands che poi nessuno sentirà mai, o che tireranno a campare con qualche gig non lontano da casa e quei 200 “likes” sul social. Prima di smettere. Per sempre. Ma è una passione: la band suona per passione, e noi writer perdiamo notti -ovvero il tempo libero che ci rimane- per sentire cosa viene pubblicato, capirlo, amarlo o odiarlo, giudicandolo … e su questo scrivere delle righe, proprio come queste. Essendo lontani da una stampa con tirature mondiali (esistono ancora?) e lontani anche da rockstar le cui vendite discografiche si misurano con “milioni di dischi”… cosa resta? La passione. Quel piacere che noi writers traiamo nel sapere che il nostro modesto giudizio viene letto e forse preso in considerazione dalla band. Quel piacere riservato alla band quando si trova a leggere parole ad essa dedicate, nel bene e nel male. E’ tutto meraviglioso, tranne quando la crudeltà fa si che un elemento essenziale di questa band MAI leggerà le mie righe, neutralizzando quei piccoli piaceri umani. Selvans è la reincarnazione di Draugr, e come Draugr è un qualcosa di unico, grandioso, intenso. Sul retro di questo CD è stampata una line up che non è più valida: ok, Stolas (basso) non fa più parte del progetto, i musicisti e le band vanno e vengono in un clima di prostituzione artistica globale… ma è l’altro nome che fa pensare, è il nome di Jonny che lascia l’amaro in bocca. Lui, semplicemente, non c’è più. Ma ogni volta che si preme play per ascoltare “Clangores Plenilunio” si sente il suo drumming, tuona il suo growl. E’ diverso dall’ascoltare un disco storico di un artista scomparso. Qui stiamo parlando di un artista che stava lavorando a questa stessa release quando è venuto a mancare, si tratta di un lavoro che noi ascoltiamo, un lavoro che lui non ha nemmeno visto pubblicato. E’ crudele, ma è maledettamente grandioso il tributo dei suoi band mates, che con questa pubblicazione -un anticipo del full length “Lupercalia”- rendono omaggio ad un compagno, un collega. Più di tutto, credo, un amico. “Clangores Plenilunio” è un black metal sinfonico, epico, folkloristico, con componenti death, ispirazioni doom, tendenze prog. “Lupercale” è fantastica, travolgente, variegata ed il growl in italiano è decisamente esaltante; come da progetto esalta culti e folklore degli antichi abitanti della penisola, richiamando quindi una componente essenziale del black. La title track aggiunge una componente appartenente ad uno stile più Italiano, specialmente per quanto riguarda le tastiere che risultano meno oscure, meno“sinfoniche”, decisamente più “barocche”. L’altra sorpresa presente nel mini è una cover non comune: si tratta di “…In the Woods” dei norvegesi In the Woods…, eseguita con stile, originalità, in versione estesa con tanto di prologo ed epilogo. Mi trova d’accordo la nota riportata in cartella stampa: feeling e brividi del black anni 90, prima che il sottogenere folk/pagano diventasse una divertente attrazione per le feste della birra. Ed è dannatamente vero, lo scenario è diventato triste, ovvio, scontato: tradizioni e culti mescolati a casaccio, celti e vichinghi ridotti ad una sola cosa, tradizioni del nord in una incestuosa rappresentazione incrociata con quelle del sud, e pure dell’est, sciamanismo e rituali oscuri resi una beffa. Tutto questo vi fa schifo? Allora i Selvans sono, forse, la vostra unica salvezza.

(Luca Zakk) Voto: 8/10