copsepultura(Nuclear Blast) Mi sono avvicinato a questo nuovo album dei Sepultura con estrema circospezione, dovuta ad alla fine della mia attenzione verso la band brasiliana dopo “Roots” (per molti un album fantastico, per me noioso ma longevo). Dopo quell’album ho perso di vista la band, anche per via dei mutamenti di formazione che hanno visto la dipartita dei due fratelli Cavalera, in due momenti diversi. Dei Sepultura post 1996 ho una vaga infarinatura, anche perché non sono un fan di queste sonorità metal-latine-tribali. Poche cose ascoltate e che mi hanno lasciato freddo. Detto questo e con onestà spero di non abbassare la tenuta della mia considerazione globale verso il nuovo album “The Mediator Between the Head and Hands Must Be the Heart” agli occhi del lettore; tengo a precisarlo perché è un album ottimo e dunque per me che sono un digiunatore sui Sepultura, è addirittura sorprendente. La sorpresa è nel fatto che Kisser e Paulo Jr (gli unici della formazione originaria) riallineano le lancette dello stile proprio verso sonorità alla “Roots” e verso quel thrash/hardcore che fa tanto crossover e che venne esibito in passato dai Sep, in particolare in “Chaos AD”. Il tutto con una maturità che ricalca i fasti della band brasiliana. “Trauma of War”, opener dell’album, marca il passo proprio in quel groove assordante e ringhioso che ha reso uniche alcune composizioni della band e influenzato tante altre. L’impasto groove, thrash, hardcore, death metal, quest’ultimo in maniera blanda, si ramifica attraverso le composizioni e dove non attecchisce è solo per via delle tipiche escursioni in scenari tribali, anche questi marchi di fabbrica della casa. Citerei “Manipulation of Tragedy”, canzone sostenuta, vivace e mutevole nel riffing e con un drumming adrenalinico del nuovo arrivato in formazione, il giovanissimo Eloy Casagrande. La sua prestazione è notevole e come tenuta di stile non dista molto dall’ex (e indimenticabile) Igor Cavalera. Al di là della qualità diffusa “The Mediator Between the Head and Hands Must Be the Heart” è sommamente un lavoro Sepultura. I riff, le cadenze ritmiche sono di loro proprietà. Lo si sente, lo si avverte e non ci si può confondere. Sepultura al 100%. Lo si sente in giro, vedi “Tsunami” (un po’ alla vecchia “Territory”), “The Age of Atheist” ed altre.  Non mi piace il cantato di Green e non perché il buon Derrick non abbia potenza vocale, semmai è il suo reiterare, ripetersi nello stile che non offre soluzioni diverse. In questo senso però Max Cavalera non è che fosse (ed è) poi meno monotono. In tutto questo, mi chiedo, quanto ha pesato la mano di Ross Robinson? Il produttore per Korn, Machine Head, Fear Factory ed altri, è lo stesso di “Roots”. Toh, che coincidenza! Proprio l’album da me citato in apertura. Sepultura anello di congiunzione tra il vecchio thrash e crossover e il nuovo (una volta, ora non più) groove metal e ibridi di sorta. “The Mediator Between the Head and Hands Must Be the Heart” è un titolo fin troppo chiaro: credo sia la prima e più veritiera recensione. L’ha scritta la stessa band, probabilmente consapevole che l’album debba essere una svolta verso il ritorno ad un’identità da tempo svilita.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10