(This Is Core Music) Secondo lavoro, dopo un primo album omonimo e autoprodotto nel 2008, l’ anno dopo essersi formati. Con l’inglese Casket/Copro Records hanno poi inciso un EP ed ora con la This Is Core Music esce il secondo full Length. Nel mentre c’è stato anche un tour tra Italia e Inghilterra. Gli umbri Shinebox hanno rivelato un buon potenziale e si sono dati da fare per manifestarlo. “Into the Great Void” è un lavoro a metà tra il metalcore e l’hardcore o comunque una sua derivazione. L’iniziale “We Came As Pirates” rivela suoni squillanti, una batteria dai toni netti e chitarre che sprigionano un sound feroce ed arrogante. La canzone è una sorta di intro, infatti va a sfociare in “No Use for Long Speeches”, altra bordata in bilico tra un punk camuffato e un metalcore annacquato. Hanno un songwriting diretto gli Shinebox e forse solo Filippo Marsilli svela, con il suo drumming, uno stile e un atteggiamento più variegato e fatto di repentini cambi di umore, basta ascoltarlo in “I Give You Nothing Because Nothing Is What I’ve Got”. Igor Lorenzetti ha una buona voce, si esprime principalmente con toni clean, per essere poi spalleggiato da Emanuel Di Pietro, chitarra, nelle situazioni più irruente e rabbiose. La sua pronuncia inglese migliorerà ancora.  Gli Shinebox più potenti e rocciosi sono espressi in “Finding the Right Words”, nonostante sia caratterizzata da un ritornello trascinante. La canzone è preceduta da un’epica intro che prende il titolo dell’album. “Between Earth and Universe” rivela invece una struttura più articolata e, in parte, matura. “Reason to Care”. “Reason to Care” è immediata e illustra bene l’essenza della band, con il suo attacco punk e un prosieguo ai limiti del post hardcore.  Un piccolo manifesto d’intenti. “Into the Great Void” è un album che propone una band in evoluzione e comunque alla ricerca di uno stile definitivamente proprio, assemblato tra assalti punk/hardcore e una chiave di lettura moderna e metalcore.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10