(Autoproduzione) La band è di Kansas City e il nome si pronuncia “Sih-kay-dis” e questo è il debut album. Da subito risalta all’orecchio la bravura di Andy Nagorski e Mike MacDowell, due padroni delle sei corde che sviluppano sempre ottimi assoli, fraseggi e qualche polifonia, quindi un guitarworking sempre ricco. Il lavoro dei due però è quel genere di cosa che ti invita a concentrarti su di loro e seguirne le evoluzioni. Forse le canzoni non ne guadagnano in presa immediata, non hanno melodie e strutture che combinate insieme creano degli inni indimenticabili, ma la qualità non è scadente. I pezzi sono molto robusti e si barcamenano tra assalti di furioso thrash metal e melodic death metal con concessioni al metalcore. “Sail Natin'” è la traccia iniziale e funge da intro con il suo tono epocale e thrash metal, genere ripreso nel pezzo successivo nel quale si fanno strada anche diversi breakdown. Seguono alcuni esempi di melodic death metal e quindi più melodici e meno irruenti, “Voice of a Martyr”, “My Redemption”, oppure l’insipiegabile “Through These Eyes” brano totalmente metalcore. Gli altri pezzi, in totale sono dieci, nella sostanza si comportano in modo più death metal o al massimo death/thrash e di conseguenza con un piglio più energico, stilisticamente concreto. L’impressione è che la band ancora non abbia deciso bene la propria direzione, o forse il songwriting non è ancora del tutto autonomo e consapevole di se. Con due chitarristi di quella portata, un cantante, Brett Carter, autore di un growling rabbiso, ma anche di modulazioni in scream o voci clean, e un comparto ritmico soddisfacente, i Sicadis possono esporsi di più con qualcosa di definitivo e di totalmente proprio. Nell’album compaiono anche Ivan Moody (Five Finger Death Punch) e Derek Thompson in “Through These Eyes” e Tyler Lyon in “My Redemption”. Il fatto di inserire nei pezzi più generi o direzioni non offrono a questi sfumature, ma delle alternanze, cioè il predominare di un aspetto su di un altro e ad intervalli. Ai Sicadis serve un buon allenamento nel songwriting perché con qualche pezzo più accattivante, ben rifinito e meno muscolare si potrebbe già parlare di una band più che promettente.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10