(Autoproduzione) Giungono al secondo album i milanesi Sick Society, nati nel 2016 da una costola dei power metallers Derdian, con l’intenzione di esplorare territori vicini al thrash -ma non solo- i quali non sempre si sarebbero adattati al sound della band madre. Rispetto al debutto intitolato “Urn 01”, il nuovo album si libera da ogni paletto, levandosi in parte quell’etichetta di primitive metal in favore di un sound più eclettico che si manifesta già nell’introduttiva “Beautiful Day” dai riff aggressivi stemperati da coretti beatlesiani di grande effetto. “Divide et Impera” strizza l’occhio allo street metal, con la sensualità degli Aerosmith che incontra la pesantezza dei Black Label Society. “Motherfucker Dressed in White” è sostenuta da un riffone potente e compresso, con il refrain si stampa direttamente in testa, mentre “Whore” intriga con quel marcato piglio teatrale tra Death SS e King Diamond, una teatralità che anima anche l’oscura “Black Train. Il sound vira prepotentemente verso il folk su “The Four Motherfuckers”, prima di tornare al thrash travolgente di “Too Hard To Die”. Un album che denota una decisa evoluzione rispetto al debutto, per una band coraggiosa ed incurante di etichette preconfezionate.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10