copsiculicidium2(Sun and Moon records) Con l’assurda voce di Béla Lugosi i romeni Siculicidium tornano celebrando il loro decimo anno di oscura attività. La musica di questo strano progetto di black metal della Transilvania risulta impossibilmente perfetta, se considerata dentro i parametri della loro deviazione, sostenendo l’esaltazione di un senso di disprezzo, devastazione, condanna. Decadenza black metal resa genialmente trionfante dalle perverse composizioni musicali di Pestifer, musicista che completa questo duo, materializzando una band che merita senza dubbio l’appellativo di “culto”. Un collega recensì il loro precedente EP (“Keringők”) con un giudizio non positivo: all’epoca non li conoscevo, ma ci fu qualcosa tra le sue parole che attrasse la mia attenzione, qualcosa che in pochi giorni mi fece arrivare all’acquisto del vinile. Ed è questa l’essenza dei Siculicidium, sempre capaci di creare emozioni contrapposte, giudizi contrastanti… una band che piace in maniera quasi religiosa o che viene odiata in forma spregevole. Il nuovo disco (il cui titolo significa “Lungo Cammino Verso l’Eternità”) offre un ulteriore dimostrazione di una complessa visone sonora che riesce ad abbracciare quella vastità musicale capace di rientrare nel black metal. “Hosszú út az örökkévalóságba” offre più melodia, offre più pulizia sonora, degli interessanti tentativi di innovazione o di nuova interpretazione. Imponente la conclusiva title track, con uno stranissimo approccio delle parti vocali, quasi voci rubate, quasi campionate, voci impersonali, mentre un riffing di ottima fattura sostenuto da un basso poderoso ed una batteria inconsueta, scatena emozioni e conduce verso un alone di pura oscurità. Ricca di una certa componente di black’n’roll “A bomlás illata” (“Il profumo della decadenza”) , comunque non dimentica una componente melodica ed un drumming non scontato che è di fatto percepibile in tutte le sette tracce del disco. Inquietante “Lesben álló” (“Chi aleggia”), un pezzo con spunti melodici meravigliosi, come l’imponente sezione dedicata agli arpeggi, un pezzo che evolve, che trascina, offrendo cambi di atmosfera assolutamente ben riusciti, ottimamente concepiti. Pesante e lacerante l’ottima “Ezek vagyunk” (“Questo siamo noi”) canzone che arriva  fino ad una decadenza struggente. Un capolavoro risulta essere ”Melankólikus transzcendens” (“Malinconia trascendente“), un pezzo black, pieno di potenza, ricco di elementi che trasudano ansia e nervosismo, il tutto fantasticamente esaltato da una inconsueta tromba, suonata da Fred degli italiani Vowels; La scelta di questo strumento a fiato risulta intelligentissima, e riesce a costruire un’esperienza sonora decisamente innovativa. Quaranta minuti di musica che proviene da una dimensione propria, da un mondo disperso, malato, marcio e moribondo. Un disco che riesce a farsi amare alla follia e, con tutta probabilità, altrettanto odiare senza pietà: in ogni caso è un ottimo traguardo per i Siculicidium, i quali sono capaci di partorire un suono estremo molto diverso, in continua evoluzione, sempre imprevedibile, sempre orientato ad una decadenza assoluta, una decadenza che ambisce solamente ad un concetto di eternità.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10