(Sneakout Records & Burning Minds Music Group) Potenti, rumorosi, melodici e casinisti! Tornano i Simple Lies con il terzo disco, un lavoro che sembra essere il punto di arrivo di oltre un decennio di carriera, due album precedenti ed una infinità di concerti anche di spalla di nomi ‘che contano’, Skid Row, Wednesday 13 e Girlschool tra questi. Il dettaglio che rende questa band particolare, non è la solo la potenza, non è la palese abilità dei musicisti e la favolosa voce del frontman… piuttosto è quella capacità di danzare attorno ad un punto di riferimento, confermandolo e negandolo costantemente; heavy metal, ma anche hard rock dal sapore glam… poi melodia anche di gusto vintage… ma con iniezioni intelligenti di elettronica e modernità… fino alla divagazione tanto sorprendente quanto canzonatoria…. come appare palese su “Prince Of Darkness”… si, un brano che ha proprio a che fare con QUEL principe dell’oscurità, lo zio Ozzy, cosa che emerge dallo stile del brano e dai samples che la band ci ha cacciato dentro. Moderna, quasi spinta da un’aura dark wave la opener “The End”, guerrafondaia “567 Hate!”, maledettamente groovy, pesante e ribelle ”Mr. Leg Day”. C’è qualcosa di sognante nell’intensa melodia punzecchiata da riff taglienti di “Weird Uncle”, la title track sembra invece fatta apposta per la musica dal vivo e, per certi versi, mi ricorda certe impostazioni dei Mötley Crüe. Non manca la ballad sciogli-femmine “On A Stage Together”, poi scoppia grinta a vendere con “The Cage”, brano che evolve lungo un percorso di personalità e potenza. Heavy metal iper classico ma con evoluzioni moderne sull’accattivante “Flat Brain Society”, secchiate di benzina su fiamme già alter con “Ravencock”, prima della conclusiva power ballad “Here Lies Her Ghost”, un brano che riesce a metter d’accordo figatine da symphonic metal con il southern più polveroso. Una band che di base non inventa nulla riuscendo ad attingere a piene mani da ingredienti noti e di altissimo livello, accostandoli con genialità, componendo una ricetta molto identificativa, personale ed efficace, girando attorno a quel nucleo hard rock di base, per poi sforare con prepotenza e a 360°, toccando una infinità di altre sfaccettature del metal. Cosa manca? Un dannato palcoscenico, anzi… un tour che li mandi a spasso per qualche mese con una routine quotidiana molto rigorosa: bus, concerto, festa, sbronza… e poi via verso la prossima data! 

(Luca Zakk) Voto: 8/10