(Napalm Records) Per il loro undicesimo album in carriera i Sirenia si sono convinti a usare suoni e idee che guardassero ai tempi passati. Già durante l’avvio della campagna promozionale di “1977” si è fatto sapere che la band avrebbe inserito elementi synthwave e groove nel proprio sound. Tutto vero, si avverte infatti qualche melodia di maniera anni ’90 e soprattutto anni ’80. Il symphonic metal dei Sirenia viene ricamato dunque con soluzioni non proprio contemporanee e non solo dal punto di vista dei suoni, ad ogni modo sempre ben calibrati, e strumenti, per esempio ail cantato di Emmanuelle Zoldan a volte incede verso cadenze pop stile anni ’80-‘90, come nell’incipit di strofe di “Wintry Heart” oppure “Timeless Desolation” e non solo in questi casi specifici. Ci sono altri pezzi e sempre a inizio canzone oppure nel ritornello dove la cantante assume questo stile vocale. Symphonic metal, sintetizzatori, elettronica, melodie semi-disco e pop si mischiano con una manifattura di buon livello e creano un mix inedito e certamente catchy, cosa che in casa Sirenia è anche normalità. “Delirium” stride con il resto del materiale perché è il tipico symphonic metal imponente e con melodie fluenti, rappresentando così il momento dell’album nel quale emerge un raffronto tra questa nuova identità e quella classica non solo dei Sirenia ma del genere stesso. Nell’album compare come bonus track la cover di “Twist In My Sobriety” di Tanita Tikaram, un pezzo celebre e stravolto dai Sirenia nel suo senso stilistico rispetto alla sua versione originale. Apprezzabile il bilanciamento sonoro tra sintetizzatori e chitarre. I primi, suonati dalla mente del gruppo Morten Veland, sono un sostegno all’impianto delle chitarre e basso e a volte si alternano in consistenza e livello nel mixaggio, con le sei corde a finire un po’ sotto ma solo nei ritornelli. Nils Courbaron, responsabile degli assoli, mentre Veland è alla ritmica, ne sfodera pochi e qualcuno è davvero interessante e alla maniera di uno shredder.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10