(Eleven Seven Music) Amo quando qualcosa conferma, consolida e sottolinea concetti che avevo già anticipato: se “Prayers For The Damned”, la prima parte di questo lavoro (ne parlai qui), uscita lo scorso aprile mi fece ritrovare i Sixx:A.M. che amai con “Heroin Diaries”, questo “Vol.2” -il secondo capitolo appunto- è una conferma prepotente del fatto che dietro allo strepitoso fiuto per il business musicale (…di James Michael…) c’è anche tanta, tantissima arte! Che poi le canzoni siano seducenti in quanto appositamente create in laboratorio, anziché semplicemente composte con il cuore, poco importa: il risultato, quello che sentiamo noi qui fuori è quello che conta e questi undici brani continuano a tenere alta l’emozione, sempre godibili, intensi, entusiasmanti e dannatamente catchy. Tutti! Nessuno escluso! Un album di hit! Immensa la opener “Barbarians (Prayers For The Blessed)”: spudoratamente heavy, tirata, con ritornello superlativo… esattamente come “We Will Not Go Quietly”, una canzone-inno, con un drumming fantastico, un singing travolgente ed un groove infinito. Lussuriosa “Wolf At Your Door”, mentre è illimitata la passione espressa da “Maybe It’s Time”, un brano così intenso che riporta con decisione al primo lavoro del progetto. Feroce e pulsante “The Devil’s Coming”, tutta per Dj Ashba la strumentale “Catacombs” (praticamente un out-take di un suo assolo). Energia, tanta, tantissima energia con “That’s Gonna Leave a Scar”, prima della cover di “Without You” (brano famosissimo degli inglesi Badfinger uscito nel 1970 con l’album “No Dice”, rifatto come cover da decine di artisti nel corso degli anni. Le note stampa erroneamente parlano della cover di un brano di Harry Nilsson, il quale nel ’71 ne fece una versione che effettivamente divenne famosa come quella di Mariah Carey nel 1994, ma che non ne è assolutamente l’autore originale). Intensa “Suffocate”, epica e super-emozionale “Riot In My Head”, prima della pazzesca conclusiva “Helicopters”, un brano che negli anni ’80 sarebbe stato un hit planetario catalogato come ‘power ballad’. Mi piace immaginare che la mente dietro a tutto questo, James Michael, abbia usato i iconici compagni di viaggio per macinare una carriera che l’ha portato dalla sua attività in studio come produttore, ai palcoscenici come frontman di un progetto nato per caso, sorto dall’oscurità e traghettato verso un successo meritato. Ovviamente non stava in piedi un ‘James and Friends’, specie se i ‘friends’ in questione sono stati anima dei Motley Crüe o chitarristi dei Guns’n’Roses. Ma io credo veramente che James sia un artista di tutto rispetto, un “nuovo” artista che riesce a materializzare del metal moderno, fantastico, identificativo, quasi scrivendo un nuovo capitolo -o forse volume- dell’enciclopedia dell’heavy. “Vol. 2, Prayers for the Blessed” è la seconda parte di “Prayer for the Damned”: forse un po’ il lato B concettuale, il secondo tempo di un ipotetico film psicologico… una divina commedia moderna, dove la dannazione viene contrapposta alla redenzione, inferno a paradiso (passando per la vera tortura, quella del purgatorio) dove decadenza si confronta con ascesa, fine diventa inizio, buio si eleva a luce. Il tutto in una espressività musicale e melodica alla quale è quasi impossibile resistere.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10