(Century Media Records) Quando fecero un passo avanti evolvendo il sound in occasione dell’EP “Beautiful and Damned” di qualche anno fa (recensione qui), trovai il sound dei danesi Slægt molto interessante. I due album che seguirono riprendevano quei concetti, ma a quanto pare il nuovo “Goddess” fatica a tenere quel senso di innovazione identificativa partito proprio con quell’EP. Il nuovo album si rivela essere sempre un ottimo mix di musica estrema, dal black al death classico, passando per metal e thrash… ma questa volta il mix è più un accostamento dei vari generi. L’ottima “Hunt Again” è un ottimo esempio di questa impostazione, in quanto offre divagazioni di chitarra thrash affiancate a riff black death (sulla scia dei Sodom fino a “Persecution Mania”). Sempre dentro questi affiancamenti stilistici, anche l’opener “Deceived By An Amethyst” rende molto bene, rivelandosi un pezzo di alto livello, ma un orecchio non allenato porterebbe a pensare ad un brano dei Tribulation. Nervosa e rabbiosa “Kiss From A Knife”, più ‘personale’ e figlia delle evoluzioni della band la melodica e marziale “Fealty, Thunder Whip”. L’atmosfera inquietante di “Stabat Bloody Stabat” introduce poi alla lunga e conclusiva title track, pezzo nel quale tornano la band che mi aspetto; grazie ad un incedere oscuro, doomy, graffiante, ricco di atmosfera ma anche di energia pungente ed una chitarra solista avvincente. Manca la costanza di quel tocco unico degli Slægt, ma “Goddess” resta comunque un ottimo lavoro, capace di risvegliare nostalgie grazie alla rivisitazione di idee old school e di stupire con quelle idee personali anche se qui apparentemente concentrate solo sulla bellissima title track.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10