(Transcending Obscurity Records) Suoni della natura. Arti antiche. Tradizioni e rispetto per le stesse. In un certo senso la sintesi del black metal, con la differenza che questi musicisti non provengono la freddo nord ma dal profondo sud: l’Australia. Black metal ricco di spiritualità… a tratti di matrice francese, il quale si abbandona ad ottime teorie atmosferiche usando (molto) anche il Didgeridoo, suggestivo strumento aborigeno del continente Oceanico (fatevene una idea qui). La band è recente (formatasi nel 2016), ma la qualità della composizione, dell’esecuzione e pure della registrazione sono di altissimo livello. Ed è proprio la registrazione un fattore al quale la band ha prestato attenzione, suonando e catturando alcune parti nella natura, lungo torrenti o in foreste australi. “Soliloquy of Lament” offre la più definita percezione dello strumento etnico, ed la parte estrema/black è forse la più appartenente in qualche modo ai territori post-black. “The Alnwick Apotheosis” è ricca di momenti atmosferici seguiti da improvvise sfuriate prive di pietà. “Transcendental Dysphoria” è lacerante, potentissima, forse il brano con il suono più pieno. La band, con queste tre lunghe tracce (tutte attorno ai 10 minuti), esplicitamente vuole riconoscere e tributare i proprietari originali di quelle terre, rispettandone le tradizioni e la cultura… e ci riesce grazie ad un sound avvolgente, travolgente, un’esperienza sensoriale che si manifesta con vibrazioni intense, growls e screams feroci, mid tempo irresistibili, arpeggi piacevolmente dissonanti ed un drumming di altissimo livello. Album eccellente, coinvolgente, affasciante. Musica personale, identificativa ed estremamente ben prodotta. Un disco ipnotico che scatena un viaggio spirituale poderoso.

(Luca Zakk) Voto: 9/10