(Iron Bonehead) Veramente devoti al nulla e alla più macilenta oscurità questi blacksters greci! Un black embrionale, ancestrale, registrato venerando la purezza deviata del lo-fi totale in qualche tetro, macilento e maleodorante sotterraneo dislocato chissà dove. Impostazione, moniker e sound sono difficilmente associabili a grazie e prelibatezze artistiche della loro patria, tanto che la resa musicale porterebbe ad ubicare il sopra citato scantinato in qualche malfamata contea dimenticata su una sbiadita antica mappa della fredda Transilvania. Iron Bonehead è riuscita a scovare questi oscuri deviati, i quali hanno pure all’attivo un album (“Apostate”, 2018, Perkun Records e Goatlordth Records) per sfornare un macilento mini LP, un 12” di eresia dissacrante sul quale la puntina del giradischi affronterà una battaglia infernale! I suoni sono brutali: le linee di basso sembrano quasi scolastiche, le due voci spaziano tra il growl debosciato e l’urlato grezzo (con punte di depressive black), sempre e comunque con un accento di psicopatica sofferenza. Le urla ed i rumori della tortura, tuttavia, suonano meravigliosamente reali, redendo questo groviglio di suoni una assoluta negazione della vita, della luce… una totale devozione al nulla più assoluto e definitivo!

(Luca Zakk) Voto: 8/10