copsoulburn(Century Media) Brutalità concepita con una cinica e clinica precisione, con l’unico ed efferato scopo di demolire, massacrare, devastare. Un death metal, che divaga oltre confini con il black, capace di coinvolgere senza pietà, grazie a riff pronti ad afferrarti lo stomaco, strappartelo dalle viscere per poi catapultare il tuoi resti sanguinolenti in mezzo al mosh più devastante e assurdo. Soulburn! O Asphyx? Le storie si confondono. I Soulburn sono anche gli Asphyx, leggendaria band death metal olandese. Per la precisione, i Soulburn sono un side project di Eric Daniels (chitarra) e Bob Bagchus (batteria) che ad un certo punto volevano un qualcosa con sonorità più ispirate alla prima ondata del black. Asphyx e Soulburn sono poi andati avanti con una certa alternanza, vari cambi di line up, ma una costante voglia di devastazione. L’anno scorso Bagchus ha mollato Asphyx mentre Daniels ha trovato una corrente di crudele ispirazione … portando alla rinascita dei Soulburn, i quali pubblicano ora questo secondo lavoro in carriera (in un modo o nell’altro esistono dal 1996 usando questo moniker e precedentemente hanno pubblicato solo “Feeding on Angels” nel 1998). “The Suffocating Darkness” non inventa niente. Non è nemmeno un nuovo death o un nuovo black. Niente di alternativo, niente di speciale. Si tratta solo di cinquanta minuti di brutali mazzate sul collo, una letale dose di maledetto metallo oscuro, blasfemo, osceno e violento!!! Musica che ti va venir voglia di essere in prima fila al concerto, fottendotene di chi ti sta intorno, abusando dell’headbanging, ignorando il dolore, spruzzando sudore, perdendo sangue. Soulburn è metallo assolutamente pesante e la sua efficacia va oltre il tempo, le mode, i gusti: non c’è scelta, non c’è nemmeno spazio per la scelta… Soulburn non lascia scampo! Dopo l’intro è “Under The Rise Of A Red Moon” che apre il processo per direttissima alla vostre ossa: uno di quei riff che fanno girare la testa, con rallentamenti e istanti che mi ricordano anche i vecchi Obituary, il tutto integrato in un sublime orientamento black metal. Più death la poderosa “The Mirror Void” seguita dall’eccellente “In Suffocating Darkness”, un pezzo che parte senza pensare, ignorante, con una moderata velocità, una micidiale voglia di morte che si concretizza al cambio di tempo, quando la voglia di morte diventa gusto per il sangue, necessità di uccidere con una provocazione all’headbanging senza controllo che ha connotati quasi erotici. Appare strana ed inusuale, al suo inizio, l’ottima “Absinthesis”: però nemmeno questa traccia vuole risparmiare vite, grazie al suo grintosissimo riffing, caratterizzato da un bridging potente e spietato. Intanto il vocalist non si risparmia mai, con un growl tenebroso e brutale, come si sente sulla cattivissima “Hymn Of The Forsaken II”. Se finora erano mazzate e lame taglienti, con “Black Aura” la sensazione è più di frustate, torture efferate e premeditate, impiccagioni, crocefissioni. L’uso sapiente di riff basati sul tremolo crea un death con forti inclinazioni black, senza però cadere dentro l’ovvio blackned death metal. “Black Aura” è infatti un esempio perfetto di questa ottima miscela di crudeltà ed oscurità… una canzone che apre le porte alla superlativa seguente “I Do Not Bleed From Your Crown Of Thorns”, un pezzo così black e così death che mi fa letteralmente impazzire. Non posso smettere di ascoltarla, non posso trattenere l’headbanging, non posso evitare pensieri impregnati di sangue e furia animalesca. E dopo oltre quattro minuti e mezzo di black feeling, arriva la parte finale progettata cinicamente per fare del male. Molto male. Vi garantisco che rimarranno pochi fans in vita se gli olandesi decidono di suonare questo pezzo dal vivo (e me lo auguro!), in quanto la pesantezza raggiunge livelli inauditi. Oscura gloria black, con una certo perverso senso della melodia, si manifesta sulla conclusiva “Claws Of Tribulation” (seguita solo dall’outro), una traccia che congeda dall’album senza alcun sentore di pace (eterna) o tranquillità (mortale), in quanto i Soulburn amano infierire, colpire, infliggere fino alla fine. In mezzo a tanta odierna ricerca del sound diverso, nell’assurda voglia di essere disrinti, di non suonare come nessuno prima… si rischia di uscire dai binari, di perdere l’obiettivo, di creare avversità ed uccidere un malvagio gusto del divertimento. Succede anche a quelli che copiano, imitano, fanno di nuovo cose già esistenti, senza aggiungerci personalità e genialità. Ma questo è un problema che non tocca minimamente i Soulburn. “The Suffocating Darkness” è mostruoso e fa decisamente male. Una sensazione stupenda.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10