(Nuclear Blast Records) Max Cavalera ha dato il meglio di sé nei Sepultura e nei Fudge Tunnel. Si riconosce ai Cavalera Conspiracy un buon momento, come l’esordio “Inflikted”, però Max Cavalera ha infine il peccato di essere ridondante, portando tutto ciò che fa a esaurirsi perché ripete quanto già fatto e fino allo sfinimento. Il resto fatto da Max, al di fuori dei contesti succitati, potrebbe essere derubricato come l’attività di un musicista energico, fiero, con l’ambizione di sperimentare, finendo poi nel riprendere le stesse idee, sue o altrui. I Soulfly sono Max Cavalera fuoriuscito dai Sepultura, col progetto incide lavori dal 1998. Attualmente la band consta del suddetto titolare e di suo figlio Zyon alla batteria. “Chama” al secondo ascolto è già inchiodato nei neuroni, per il fatto di essere in fin dei conti semplice, di fattura immediata e senza troppe pretese strutturali, ma anche per il fatto di essere pieno di ‘già sentito’. Si odono i soliti canovacci, ritmici, chitarristici, etnici e poi il groove, il noise, quel qualcosa di vagamente industrial e così via. “Chama” non offre un nuovo contributo al valore intrinseco del progetto Soulfly. Anche la presenza dei numerosi ospiti, come Dino Cazares, Michael Amott, Mike DeLeon, l’altro figlio bassista di Max, Igor Jr, lo stuolo di percussionisti e altri ancora non infondono un contributo significativo. Anzi, pensandoci bene, forse proprio il ritmo è l’elemento marcato in questo album che nelle sue pastoie vede un pulsare continuo, metronomico a volte e con tendenze a esasperare le stesse linee ritmiche. La seconda parte dell’album ha una sua dimensione sperimentale, eppure priva di novità e con le influenze del passato di Max e semi-citazioni sparse di cose altrui. Dunque è questo il solito album dei Soulfly, con il solito Max Cavalera che pare abbia già fatto tutto e in un ambito che ha già dato tutto.
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10




