copspiritualb16(Century Media) Michael Amott (Arch Enemy ed ex Carcass) continua a divertirsi e contemporaneamente a fare sul serio con l’hard rock anni ’70 degli Spiritual Beggars, la sua creatura che gli permette appunto di esporre una serie di riff stagionati ma al contempo immediati e carichi di ardore. Riff alla Blackmore, alla Whitesnake e alla Mick Box ritornano in questo nuovo album godibile e in un certo senso robusto. Batteria e distorsioni delle chitarre, con i relativi riff, sembrano la vera piattaforma su cui poggia interamente il sound che, in via del tutto personale, ritengo abbia avuto comunque meno da dire nelle ultime realizzazioni da parte degli Spirituals. In un certo senso anche “Sunrise to Sundown” sembra a momenti tenue, per quanto poi sia godibile e ‘poetico’ in altri. Canzoni e scorci interessanti e carichi di una certa grazia esistono (“I Turn to Stone” per esempio), permettendo comunque all’intero blocco di canzoni di essere l’esempio concreto di una band mordace e fortemente rock, allegramente convinta di dare segnali del proprio passato stoner. Le due cose però in alcune canzoni sembrano essere anche gli aspetti meno convincenti: cioè gli Spirituals in certi casi appaiono ‘solo’ come un esempio hard rock anni ’70, oppure l’esempio di un semplice retaggio stoner (“Lonely Freedom” ad esempio). Sono questi i momenti in cui le canzoni non presentano un’immagine solida e variopinta. Tuttavia “Sunrise to Sundown” si ascolta tranquillamente: basta sintonizzandosi sull’enfasi di certe chitarre spesse e ricche di melodie, sui ritmi solidi e tonici e su una cornice globale piacevole.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10