(Century Media Records) Stu Folsom si diverte un mondo a suonare il suo death-western e per tanto il terzo album degli SpiritWorld, dal 2020 a oggi, è una nuova sintesi di questo divertimento. Gli SpiritWorld mischiano le carte nelle loro canzoni per le quali death, country, punk, thrash, hardcore, rock, a tratti si alternano ma raramente si fondono con intraprendenza. In “Helldorado” si sente la sana riproposta di riff dannatamente slayeriani che ben si legano al concept dell’album, il quale narra del Vecchio West come un luogo di scontro tra personaggi, figuri e entità poco raccomandabili. Ampio uso dell’hardcore metal che fornisce con il thrash lo strato più tosto e pesante a tutto l’album. Quando gli SpiritWorld vanno sul country, sembra di entrare in un altro mondo e di fatto “Bird Song of Death” e “Prayer Lips”, poste al centro della tracklist, aprono ad altri orizzonti. A loro si aggiungano anche la conclusiva “Annihilis”, mentre “Cleansing” invece è una strumentale nella quale i termini di stile scelti si fondono tutti insieme con omogeneità. Tuttavia è una composizione estemporanea che non dura neppure due minuti. Stu Folsom e soci intrattengono bene l’ascoltatore che al di là dei proclami generali sul death-western e dello status raggiunto dal gruppo, propinano un esaltante thrash-hardcore con groove e cori punk, figlio di Slayer e scena newyorkese. Però tutto ciò diverte!
(Alberto Vitale) Voto: 7/10