(Casus Belli Musica) “Triunity” è lo sforzo congiunto tra i russi Oprich, i bielorussi Piarevaracien e gli ucraini Chur. Uno split che, almeno nelle intenzioni promozionali, fa leva sulla fratellanza slava di queste tre nazioni, le quali attingono da radici culturali comuni. Musicalmente gli Oprich (Russia occidentale) sono un metal fortemente contaminato dal folk, anche per le modalità del cantato, in lingua madre. Le parti metal hanno una certa linearità e forza nelle distorsioni e infatti il retroterra dei russi è ai limiti del thrash-death metal. Il nome Oprich significa, nel russo antico, “dal di fuori”, ma anche “tranne” o “escluso” e la loro attitudine pesca nettamente dalla tradizione popolare, salvo solo per “North the Boundless”, canzone più metal delle tre. Le successive tre canzoni sono dei Piarevaracien. La band nacque a Minsk nel 2006 e il loro pagan metal qui vede una totale eclissi folk. I tre brani sono un atto intimista, con riflessioni sul paganesimo, il recupero del nazionalismo bielorusso e del presente, passato e futuro di questa nazione. Chitarre acustiche, batteria soffusa, e qualche strumento a fiato. Un lavoro molto vicino ad una elegia. Decisamente più dinamici gli Ucraini Chur. Distorsioni più corpose, strumenti folclorici a fiato e synth a sostegno delle melodie. Il connubio tra metal, folk, epiche pagane e arcaiche raggiunge livelli superiori rispetto agli Oprich, appunto per via di un dinamismo negli arrangiamenti all’apparenza più vivaci e che rendono coinvolgenti le tre canzoni. La release riesce a dare un sentore storico-culturale, attraverso note essenzialmente pagan metal, di quelle zone dell’Europa; tuttavia dal punto di vista strettamente musicale ci sono degli alti e bassi. I Chur meritano una discreta quantità di lodi. Sulla stessa scia stilistica gli Oprich, ma non bravi rispetto ai primi a rendere i brani meno piatti. Sinceramente trovo quasi fuori contesto il lavoro dei Piarevaracien, ma la loro musica, quasi totalmente acustica, è graziosa ma a tratti autocompiacente.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10