(AFM Records) Tempo fa un amico disse “Questi tedeschi che suonano roba electro/industrial metal o rock che sia, hanno tutti la stessa faccia e cantano tutti in modo uguale”. Io aggiungerei anche che il sound degli album è tutto uguale. Preciso da subito che “Quecksilber”, secondo album dei Stahlmann, non è un pessimo lavoro, ma non è nemmeno un capolavoro ed è comunque incastonato nel discorso fatto in apertura. La melodia nei pezzi è decisamente ad un livello più docile, riuscendo ad ergersi tra i soliti gelidi synth e le robustissime chitarre…tanto robuste da ovattare persino la batteria (rigorosamente elettronica), in diverse occasioni. “Am Grunde” è un brano accattivante, salvo per il ritornello completamente simile a molti altri. “Engel Der Dunkelheit” è molto pop, ma con toni oscuri. “Tanzmaschine”, presente anche in versione remix, è molto ‘danzereccia’, “Goetter” fa molto Depeche Mode e “Diener” è ruvida, ma anch’essa ha una buona dose di melodia. “Quecksilber” risulterà forse accattivanti per il pubblico tedesco, data la comprensione linguistica, ma anche per la maggiore assonanza a questo stile; di certo sono poche le zone illuminate e universali dall’album.

(Alberto Vitale) voto: 6/10