(Pure Rock Records) Benzina ad alto numero di ottani. Con il piombo. Dannatamente inquinante. Carburazione grassa, ritorni di fiamma, puzza di motore surriscaldato. Energia sprigionata senza misura da questi cinque rockers svedesi, che si fanno trasportare dalla voce di Björn, una versione molto incazzata di Brian Johnson, mentre una valanga di hard rock pompa, batte, sfuria, catturando, trascinando, schiaffeggiando. Venerano il deviato dio del rock’n’roll più sommo, overdose di anni ’70 e anni ’80, chiave moderna nella produzione, sequenza di pezzi letale, ciascuno un potenziale radio hit, un singolo, un video. Un totale di dieci cannonate che lasciano mostruose brecce sui muri. Elettricità senza controllo, che si incanala in riff micidiali, un album poco rilassante, un album che fa muovere, scuotere, saltare. Violentatevi acusticamente sparandolo a manetta in auto, mentre ve ne infischiate dei limiti di velocità. Meglio se sotto il cofano c’è un ruggente V8 vecchia scuola. Niente V8? Abbandonatevi al sottile piacere di torturare i vicini, sparate “Rough Times” a manetta nello stereo. Vi costerà una porta nuova, in quanto non sentirete il campanello quando arriva la polizia. Ma tanto che vi frega? E’ solo rock’n’roll! Non sono i blasonati Airbourne. Questi tizi sono molto più selvaggi ed incazzati. Il loro nome è pacchiano, il loro logo è al neon, perfetto per un night club di periferia o un motel di ultima categoria, la copertina è subdolamente eccessiva: tutti ingredienti per un purissimo rock’n’roll, semplice, diretto, sporco. Sputano in faccia, mostrano il dito medio. Sono selvaggi, irresistibili: “Run And Hide”, “Madness”, “Searching Man”, “Running Too Hot”… tanto per farsi un’idea, tanto per sballare un bel po’. “Devil In Me” è tremenda, e la voce dimostra che non si tratta semplicemente dell’ennesimo clone degli AC/DC. Infatti da questi ultimi prendono la mancanza di igiene musicale, l’impostazione vocale, ma il tutto in una salsa molto più rock, più potente, decisamente e dannatamente heavy. “The Train” e “Heart Of Rage” dimostrano benissimo questa aggressività, e vanno ad aggiungere un marchio di fabbrica di qualità alla lunga lista di rockers che sanno trasmettere vere emozioni, di quelle dove non conta immagine, precisione, pulizia. Il rock è uno spasso, è spensieratezza. Ed i Stallion Four sono esattamente in linea con questa tendenza.

(Luca Zakk) Voto: 8/10