(Pure Steel Records) Degli svedesi Starblind ho recensito cinque anni fa “Dying Son”; mi sono perso “Never seen again”, del 2017, e li ritrovo ora con il quarto disco, che i nostri dicono di ‘melodic metal’, definizione che a me non è mai piaciuta. Inizio quasi hard rock con la spumeggiante “One of us”, ma già “At the Mountain of Madness” (titolo di Lovecraft, ma non ho a disposizione i testi), con i suoi cambi di velocità, dice NWOBHM e Maiden praticamente da ogni nota. Vetta del disco è “Crystal Tears”, che se pure nel finale ricorda troppo i fraseggi di “Halloweed be thy Name” concentra in 4’30’’ molte buone intuizioni. Riff incalzante (anche se onestamente sentito mille volte) per “The Man of the Crowd”; “Room 101” era già presente (così come il brano appena citato) su “Dying Son”, ma la nuova versione cantata da Markus S. Olkerud ha qualcosina in più. Spedita la conclusiva “The young Man”, per un disco breve (36 minuti, peraltro con due ri-registrazioni) ma non difettante.

(René Urkus) Voto: 7/10