copSteakNumberEight(Indie Recordings) Capire cosa fanno gli Steak Number Eight, dal Belgio, non è certo facile, anche perché fanno fin troppe cose… cose che vengono afferrate, distrutte, mescolate, ricostruite dentro un sound imponente che nel caso di “Kosmokoma” infetterà ben oltre un’ora della vostra vita. Il loro post metal ormai giunge al quarto capitolo, il secondo di fila in casa Indie. Ricordo che il precedente “The Hutch” mi lasciò un po’ basito, spingendomi in uno strano equilibrio instaurato tra il genio e la confusione. La confusione rimane, è un elemento essenziale per questa band, ma “Kosmokoma” mette le cose in ordine, crea una direzione globale dell’album ed offre undici tracce imponenti, complesse, deviate, isteriche e -finalmente- decisamente geniali. Superba ed eclettica “Return Of The Kolomon”. Post progressiva e piacevolmente assurda “Your Soul Deserves To Die Twice”, una canzone dove si passa da un’armonia atmosferica al metal core con assoluta leggerezza e spiccata genialità. Oltre ogni genere “Principal Features Of The Cult“, un mix di ispirazioni che non dimentica un tributo al psichedelico puro. Teatrale e stranamente catchy “Gravity Giants“, intensa “Charades”, coinvolgente “Claw It In Your Eyes”, pop violentato da post e core con “It Might Be The Lights”, meravigliosamente melodica ed instabile “Future Sky Batteries”, squilibrata la conclusiva lunghissima “Space Punch”. Fantastici, complessi, tecnici, psichedelici, space oriented. Ignoro se questo disco sia un vero salto di qualità o se, semplicemente, mi trovo in uno stato mentale tale da capire la release, situazione che non mi appartenne con il precedente disco. L’unica certezza è che non stiamo parlando di canzonette per gente normale o ascoltatori occasionali, e che lo stesso approccio agli Steak Number Eight deve essere coordinato mentalmente e spiritualmente. Un duro preparativo che può scatenare un piacere folgorante di dimensioni mostruose.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10