copsteelprophet2(Cruz del Sur/Audioglobe) Dieci anni: tanto ci è voluto per vedere sul mercato un nuovo disco degli Steel Prophet, formazione cult geniale e abbastanza sfortunata di us prog metal. Beh, “Omniscient”, di cui si vociferava già dal 2011, ripaga degnamente le attese: forse non è un capolavoro assoluto del metal, ma sicuramente un buon disco, con un songwriting estremamente vario e accattivante. “Trickery of the Scourge”, la opener, si destreggia fra partiture progressive alla Fates Warning e un po’ di heavy metal classico nella seconda parte, molto più aggressiva. Godibili e originali le linee vocali di “When I remake the World”, brano comunque guidato da un riffone classico. “Chariot of the Gods” è incalzante nelle sue trame complesse; anche “666 is Everywhere” è un rullo compressore, che permette inoltre a quel mattacchione di Rick Mythiasin di fare l’istrione come gli pare e piace. “Aliens, Spaceships and Richard M.” ha addirittura qualche vago elemento space, ma sempre ‘montato’ su una struttura anni ’80. Ottime le pazze trame chitarristiche del finale di “Funeral for Art”; improponibile, invece, la cover di “Bohemian Rhapsody”, ma non credo che la ‘colpa’ sia degli Steel Prophet: trovo che sia un brano impossibile di riprodurre (e infatti i nostri sono costretti, almeno in parte, a servirsi di cori del brano originale). Per tutti gli amanti dell’us metal, in ogni caso un acquisto obbligato; per chi apprezza il metal con tante rotture e soprese, un disco da considerare attentamente.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10