(Art Gates Records) La Spagna non è per nulla aliena al folk metal (non credo di dovermi mettere a citare i vari Mago de Oz, Saurom, Northland, Runic, Lépoka e compagnia danzante…); all’estremo più violento di questa galassia paganeggiante si collocano gli Steignyr, che in circa dieci anni di attività sono già giunti al quinto album. I nostri propongono dunque quello che loro stessi definiscono un ‘epic celtic death metal’… Dopo un prologo recitato inusitatamente lungo (ma del resto il disco arriverà a durare 67 minuti), l’altrettanto lunga “Mendo” riprende la lezione degli Eluveitie, dandole un tocco leggermente più cinematografico e ‘vasto’: al microfono si alternano Kathonya e Jön Thörgrimr. I due, stavolta con esiti meno convincenti, replicano esattamente la stessa linea vocale (sovrapposta) in “The Coming Of Aland”; veloce “The Rising Of Death”, ma in “Travelers” la doppia linea è onestamente fastidiosa, sembra che i nostri si pestino i piedi a vicenda, con una inevitabile prevalenza di Jön. “Rhythm oOf Time” ha una solennità che colloca la canzone fra le migliori del disco; power/folk brioso in “Everything Silent”, poi prima di arrivare alla fine del disco abbiamo ancora uno strumentale, “Aftermath”, e un “Epilogue”… non si può fare finta che non ci sia un po’ di prolissità, ecco. “The Legacy Of Wyrd” finisce per avere più ombre che luci, e la generosità della band è un po’ dissipata dai difetti sopracitati.

(René Urkus) Voto: 6/10