(Inside Out Music) Annunciato a novembre 2020 come il suo primo album acustico dai tempi di “Tribute” del 2008, ispirato dai molteplici viaggi con la moglie Jo Lehmann attorno al Mediterraneo, l’ex Genesis Steve Hackett si produce in una serie di composizioni di sola chitarra classica e orchestra. Hackett oltre al summenzionato strumento suona all’occorrenza anche la chitarra acustica e dodici corde, charango, oud iracheno. Tastiere e la parte di programmazione e arrangiamenti orchestrali sono opera di Roger King. Ospiti John Hackett e Rob Townsend ai flauti (in la “Casa del Fauno”), Malik Mansurov al tar, Arsen Petrosyan al duduk e di nuovo Rob Townsend al sax (“The Dervish And The Djin”). Christine Townsend è al violino (per “The Memory of Myth and The Call Of The Sea”). Osservando la copertina, immaginando o semplicemente ricordando scenari del nostro Mediterraneo, nonché di altri paesi da esso lambiti, diventa facile sovrapporvi queste armonie pensate da Hackett, quanto da King che firma con l’ex Genesis sei degli undici pezzi totali dell’album. Proprio il volteggiare delle dita di Hackett sono tra le cose più belle, come in “Adriatic Blue” o nella “Scarlatti Sonata” (autore Domenico Scarlatti). I pezzi orchestrali hanno una riuscita forse meno da album, nel senso che appiano come ipotetiche colonne sonore e melodicamente non sempre aderenti alle linee della chitarra. “Under A Mediterranean Sky” è un album di eleganza, di totale ascolto, come deciso dagli strumenti suonati, la direzione di ipotetiche descrizioni e per l’andatura di un percorso sonoro molto diverso dalle ultime pubblicazioni dell’ex Genesis.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10