copStickyBoys(Listenable Records) Un dito medio alzato. Uno sputo in faccia. Un insulto. Due chiappe che ancheggiano, tre disgraziati prossimi alla galera che fanno un gran casino quando qualcuno gli regala della corrente elettrica per accendere i rumorosissimi Marshall. Fare arte? Si, ma anche tanta festa, tanto casino, tanto sballo con volumi proibitivi! Il loro debutto del 2012, “This is Rock’n’Roll”, era pura dinamite… e nell’incendio che si è scatenato dopo la deflagrazione questi tre disgraziati cosa hanno fatto? Ci hanno gettato sopra della benzina… “Make Art”… make fire, make a mess! Credo che vederli da vivo, specie in stato di alterazione mentale (droga, alcol, entrambi… scegliete voi, basta che sia roba tosta!) sia una esperienza esaltante, devastante: mi viene in mente un gran casino, fiumi di sudore, donne nude, gente spaccata in due, strafatti ammucchiati in un angolo, il volume esplosivo, negazione delle regole. Riff poderosi, vocalist ubriaco con le tonsille fresate dalla nicotina, sessione ritmica pulsante e undici canzoni strettamente rock’n’roll, decisamente divertenti, undici canzoni che diventano un generatore ad alta tensione capace di folgorare chiunque nei paraggi. Grinta sfacciata su “Mary Christmas”, molto ben registrata, con quei cori sfacciati, quel basso metallico in evidenza. Si ispira ai Motorhead “Bad Reputation”, mentre è leggendaria “High Power Thunder”, un pezzo che non ha assolutamente nulla di nuovo, ma che risulta perfetto per far muovere, ballare, scatenare, urlare, bere… far casino (il testo poi non si discosta molto da questi concetti!). “Mrs Psycho” è un altro di quei quattro quarti marcio ed irriverente, con un ritornello che punta all’hard rock ottantiano, per poi tornare rigorosamente al riff di base -ed immortale- degli AC/DC. “Uncle Rock” è come il titolo stesso, mentre “Party Time” è il glam che incontra i Motorhead, il tutto sotto la dittatura di scuola australiana. Palese e fantastico tributo al sound dei Ramones con “The Future In Your Hands”, mentre un’altra overdose di roba buona arriva con la ritmica lineare e diretta di “Love On the Line”. “The Game Is Over”, in realtà è tutto tranne la fine dei giochi: è carica, nervosa, scomposta e precede l’ottima “Juicy Lucy”, la mia preferita. A partire dal titolo! Un hard rock scorrevole, pulsante, travolgente. La title track è posta in chiusura, ed offre qualche barlume di ricercatezza compositiva e di arrangiamento ma, per nostra fortuna, dopo poco torna ad essere quella roba che ti fa saltare ed urlare in mezzo ad una folla di altri devastati come te, tutti riuniti sotto un sole da festival estivo per guardare questi altri tre devastati dimenarsi sul palco. Vibrazioni e potenza. Energia e depravazione. Poca testa e tanto sballo. Scusate tutti. Ma è solo rock’n’roll!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10