(Robustfellow) Giungono al quarto album i psych rockers ucraini Straytones, confondendo in maniera brillante qualsivoglia idea concepita per ben definire il loro sound. Certo, la componente psichedelica è ben chiara, ben presente, ma il trio spazia anche su impostazioni grunge (come nella opener “Fire – Fire!”), attraverso territori garage e surf rock, saltando con impeto tra l’allegria dell’estate, cosa presente su brani come “Broken Clock”, alla malinconia decadente di capitolo come “Oh Sweet Seeds”. Sensualità psichedelica con “Night Bird”, una dolcezza remotamente bluesy e circondata da uno scenario floreale con “The Key”, mentre emerge uno stato mentale alterato nelle delicate note di “Delusion”. Pulsante e rockeggiante “Super Hot”, mentre la conclusiva “Magical River” porta lontano, lungo un viaggio vibrante e spensierato. Gli Straytones non abbracciano un colore, una tendenza, un genere in particolare, anzi, riescono con intelligenza a mescolare, fondere, amalgamare tra loro spunti apparentemente molto lontani tra loro, dando vita ad un album molto ben suonato, ricco di dettagli, piacevole, suggestivo, attraente… la bellezza della non omogeneità, una eterogeneità che diventa essa stessa omogenea… come un bellissimo prato fiorito. Come un ipnotico caleidoscopio.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10