(Nuclear Blast Records) A volte capita di parlare di alcune band di una certa importanza usando ed abusando di termini come leggendari o seminali; è successo anche a me, magari sull’onda dell’entusiasmo dopo l’ascolto di un album particolarmente ben riuscito, salvo poi rendermi conto di avere esagerato. Questi aggettivi così altisonanti si adattano invece alla perfezione ai Suffocation, capostipiti insieme ai Cannibal Corpse della scena brutal death americana. L’influenza che la formazione newyorkese ha da sempre verso l’evoluzione del death è immensa, basti pensare ai Dying Fetus, discendenti naturali della band capitanata da Terence Hobbs, la quale ha anticipato la scena slam con i vertiginosi rallentamenti e quella deathcore inventando il breakdown. Uno stile senza compromessi, eppure in continua evoluzione quello dei Suffocation, giunti ora al nono album con un’importante novità: “Hymns from the Apocrypha” è infatti il primo lavoro con Ricky Myers alla voce, in sostituzione dello storico singer Frank Mullen, presente solo nel brano “Ignorant Deprivation”, remake del pezzo in origine presente nell’album “Breeding the Spawn”. Myers non è certo un pivellino, solo che lo conoscevo come batterista ed unico membro originale dei Disgorge, oltre che live session dei Suffocation stessi, quindi ero molto curioso di sentire la sua prestazione dietro al microfono in studio, con l’arduo compito di sostituire un vocalist iconico come Mullen: ebbene, devo dire che si è calato perfettamente nella parte, con il suo growl gorgogliante e profondo che non ha nulla da invidiare a quello del suo illustre predecessore. L’album presenta tutte le caratteristiche peculiari che hanno reso famosa la formazione statunitense, come partiture tecniche intricate ed improvvisi breakdown (clamoroso quello di “Perpetual Deception”), ma questa volta, rispetto ai precedenti due lavori, l’approccio è più diretto, brutale e senza fronzoli, in pratica più old school. La title track ne è un perfetto esempio, con un riffing travolgente che prende a legnate l’ascoltatore ed una parte rallentata nel finale pesante come un maglio. “Dim Veil Of Obscurity” comincia in maniera più melodica, ma è solo una breve parentesi, prima che il ringhio di Myers ed il devastante drumming travolgente di Eric Morotti riportino il brano verso binari più brutali. Brutalità che trova il suo apice su “Descendants”, un autentico massacro, un invito al pogo più sanguigno e violento. Semplicemente il miglior album dei Suffocation dai tempi di “Pierced From Within”!

(Matteo Piotto) Voto: 9/10