(Autoproduzione) I bresciani Sunpocrisy, che finora avevano all’attivo soltanto un ep, lanciano sul mercato un concept album di progressive extreme metal che si ricollega ad analoghe sperimentazioni già apparse qui e lì in Europa (e anche più lontano). Molto interessante il progetto grafico della copertina di questo debut, composta da 4 card semitrasparenti che possono essere combinate e sovrapposte in più modi e richiamano i temi del concept. 8 in tutto i brani, che più volte si assestano su durate decisamente lunghe. “Apophenia” è tiratissima, in una tensione lunga 10 minuti che fa pensare a tratti ai The Ocean e a tratti ai Portal of I. Il cantato di Jonathan Panada è un ruggito cupo e disperato per la maggior parte del tempo. “Vertex” giunge senza problemi all’avantgarde; della quadrilogia finale la parte più interessante è la terza, “Samaroid/Dioramas”, con i suoi sconfinamenti tribali; ma il problema del disco è l’eccessiva omogeneità del sound dall’inizio alla fine, nonostante si avverta la cura con cui sono stati prodotti i brani c’è una sorta di ‘fondo comune’ alla maggior parte delle composizioni. Con qualche idea in più i nostri possono sicuramente puntare molto in alto.

(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10