copSusyLikesNutella(autoprodotto) Intanto per cominciare questo album in un certo senso non esiste. Non è mai uscito. Data di release non pervenuta. La storia racconta che agli inizi del 2000 la band toscana, dopo il successo del primo lavoro, “Pink Evil Jokes” (metà anni ’90), registrò il secondo album. Si intitolava “Gunge” e fu un’opera sostanzialmente maledetta: la copertina fu censurata. La label fallì e chiuse i battenti. Morte della release. E successiva fine dei Susy Likes Nutella. I musicisti rimangono attivi in altre scene (ad esempio i W.O.G.U.E, con Steve Sylvester alla voce, i Managuru, i Weird Uncle Betty). Una storia che si interruppe. Una storia che ricominciò nel 2012 con la reunion, una line up quasi immutata -se non per l’aggiunta del nuovo irriverente chitarrista (Nardo, ovvero Simon Garth, ex Death SS)- ed un nuovo album uscito nel 2013, “Love and Rain” (recensione qui). La scena italiana è viva, è attiva, è pulsante: siamo tutti qui, tutti nella stessa merda, nella stessa ipotesi di gloria: musicisti e artisti vari, compresi noi disgraziati della stampa indipendente. Incontro la band. Li seguo. Li supporto. Li vedo dal vivo (report qui). Ed un bel giorno tra bollette, minacce legali e volantini di discount che svendono prodotti scadenti -prostitute invecchiate che si offrono in saldo- trovo dento la cassetta della posta questo CD, questo inedito, questo disco maledetto che la band ha deciso di pubblicare autonomamente, in serie estremamente limitata destinata solamente a pochi eletti (o maledetti?) ai quali non è nemmeno offerta una opzione di acquisto! Ma cos’erano i Susy di quindici anni fa? Cosa c’è dentro “Gunge”? La risposta è diretta: qui dentro c’è del marcio. Della decadenza. Tonnellate di perversione e subdolo erotismo. C’è il loro sound moderno, ma palesemente deviato, reso aggressivo, con intelligenti dotazioni elettroniche che vengono trasformate in brutalità analogiche prive di pietà. C’è un sound ottantiano, ovviamente. Ma ci sento del nu-metal. Ci sento del grunge. Ci sento un pestilenziale odore di punk nascosto sotto pile di riff che spaziano senza meta tra rock, metal, e thrash. “Grief” è sudicia e toglie il sonno. “Do Me Darlin’” è pesante: riff pesanti, mix pesante, l’impianto HIFI soffre mentre sanguina linee vocali torturate dagli effetti, grezze e piene di istinto animale. L’innato stile lascivo delle composizioni del front man JJ emergono con “Wonderful Witch”, un pezzo sensuale, pieno di elettricità statica che si consuma in una progressione che unisce ambient e rock. “G-Spot Showerz” è metallo imbrattato da fluidi corporei ed in un certo senso anticipa l’evoluzione stilistica che incontreremo in “Love and Rain”. Brutale “Nasty”. Oscura e piena di occulto erotismo “Fk-art Master”. Industriale “I.L.W. 2000”. Fiumi di groove nella meravigliosa “Artificial Mary Anne”, un pezzo che sembra uscito da un contorto trip ottantiano degli Hawkwind. Dolcezza digitale con “My Rubbermaid”, funky violentato da punk digitale su “Make Up” ed un temibile ascendente post black metal sulla spregiudicata “Spin”. Album maledetto? Certo: portò alla rovina. Portò alla morte. Ma la morte è un ciclo della vita. È la fine. È l’inizio. È la chiave dell’evoluzione. È l’evoluzione. E “Gunge” suona mortale. Ma in verità non è mai morto. I Susy Likes Nutella non si sono mai sciolti. Forse tra “Gunge” e “Love and Rain” hanno semplicemente sospeso la loro esistenza terrena, imprigionati in qualche dimensione digitale concepita da qualche mente deviata alla Wachowski o K. Dick. Ma oggi esiste un ritorno. Ed esiste questo album mai nato. E presto, ormai è cosa nota, arriverà una nuova devastante conferma.

(Luca Zakk) Voto: 9/10

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