(Soulflesh Collector) Lousiana, 1998, la nascita. Tre demo, tanti concerti negli stati del sud e l’incisione del primo album che porta il titolo di “Carnivorous Urge to Kill”, il quale viene ristampato due volte, in poche copie ma sempre tutte in esaurimento. La proposta, dal Giappone, di racchiudere i primi demo in una raccolta. Uno split con Leukhorrea e Lehavoth. Ancora tanti concerti, ma anche tanti cambi di line-up, avvicendamenti interni, un tragico incidente e poi un album dal titolo “Skeletal Vortex” che esce per una piccola etichetta, tale Unmatched Brutality Records. La dipartita di un batterista e vocalist che vuole perseguire la sua formazione all’istituto d’arte, la fine della band ed ora la rinascita. Una storia piena di cadute e difficoltà quella dei Suture, ma ad oggi la Soulflesh Collector Records accoglie questa reincisione e rimissaggio di “Skeletal Vortex”, ma la formazione originaria dei Suture inciderà nuovamente anche il primigenio “Carnivorous Urge to Kill”. I Suture sono oggi Jayson “l’artista” Ramsay, batterista, lo divenne a causa della fuoriuscita del precedente drummer, e voce, Bruno Muenzler al basso e Jason McIntyre alle chitarre. “Skeletal Vortex” è stato dunque inciso originariamente nel 2008 e porta i segni di un death metal dei tardi anni 90, fatto con aumenti e cadute nella velocità esecutiva dei riffs e delle linee melodiche. Il lavoro in regia è di Chad Kelly (ex-Communicated ed ex-Catholicon).Tensione emotiva, un cantato in growl che non smette un attimo, la batteria che scandisce colpi e passaggi in sincronia con le chitarre di McIntyre, serrate, cupe, dinamiche e il basso di Muenzler che non si ferma un solo istante. Ha anche dei passaggi intricati, complessi, come nella ricca “In a State of Progressive Disintegration”. Le linee melodiche dei Suture sono un continuo ricamo, un ostinato percorso fatto di evoluzioni dai toni sinistri e oscuri. Detto sinceramente, dopo un primo ascolto di “Skeletal Vortex” quasi non si riesce ad entrare nel clima dell’album e a primo impatto sembra solo del death metal di alcuni anni fa; ma donando attenzione al lavoro dei tre si avverte un’atmosfera decisamente accattivante. Death metal che è un miscuglio di tecnica, groove, aggressività, melodie inquietanti, per un sound che sembra stagionato al punto giusto. “Skeletal Vortex” è suonato con “feeling”, ammesso che sia concesso di poter usare questo termine per un lavoro le cui radici affondano nei Suffocation, Morbid Angel e Malevolent Creation.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10