(autoproduzione) Poniamo l’onestà di pensiero sin dall’inizio di queste righe, per quanto il pensiero sia poi soggettivo, fatto di vedute personali, ma il discorso musicale degli Svanzica è alquanto difficile e ambizioso. Forse non compiuto ma provarci per gli Svanzica è il motivo di essere. “Red Reflections” presenta i veterani Svanzica al secondo album, in un intreccio tra rock e metal, tra psichedelia e noise, tra alternative e prog. In un certo senso la band di Cerea (VR) ricorda per attitudine i The Meads of Asphodel, nonostante i veneti siano piazzati nettamente su un versante rock-metal. Dunque un album che accosta growl, oltre a un occasionale scream, a voci pulite che cantano in maniera melodica, rock più che metal. Un gioco di contrasti. Contrasti che si avvertono a fiumi nelle composizioni come delle chitarre distorte, in una maniera dissacrante, dirompente ma al contempo orribile. Purtroppo “Red Reflections” soffre di un missaggio o in generale di una produzione che incasina i suoni e le composizioni stesse. Il fatto poi di oscillare tra partiture di stampo thrash-death ad altre dove la band cala un rock-prog-alternative con tagli psichedelici, spinge l’album a soffrire di quello che l’ascoltatore percepisce come un caos interno. Lo smaltare i suoni, giocare con delle distorsioni più plastiche avrebbe forse giovato alla resa dei pezzi. Sbucciando via la produzione e il mezzo con il quale la band ha registrato, quest’ultima presenta l’ambizione di un songwriting che alterna metal a rock. Diverse forme e stili si implementano o si susseguono, creando dei contrasti notevoli e che in tre quarti d’ora di musica hanno dei momenti topici e altri meno riusciti. Il comparto vocale di Luca “Mayo” Modenese a volte soffre nelle parti clean, mentre sembra in forma in tutte le situazioni metal o nei clean rabbiosi. “Graffiti” sembra il grunge elaborato dai Pixies ma portato a livelli più estremi. “Through Oceans of Quiet” a inizio album mette subito in chiaro le intenzioni variegate della band e “Lunar Verbs” mostra le stesse intenzioni in maniera forse più compiuta. “Whisper of Light” è una cavalcata perché la band sintonizza un riff reiterante e un drumming progressivo che rende il brano una crescita che sfocia in melodia. Il lato alternative degli Svanzica sembra trovare la sua dimensione in “Eternal Noon Trip”, tra gli sforzi vocali, letteralmente, di Modenese. La decima composizione intitolata “Jupiter”, vede lil gruppo musicale esprimere il suo massimo: strumenti ad arco, giri di chitarra senza distorsione, voce controllata e ben misurata, per un crescendo finale ancor più modulato. Copertina e packaging, l’occhio vuole la sua parte, di Silvia Bellani risulta eccellente.

(Alberto Vitale) Voto: sv