copSvarta(A Sad Sadness Song) Svezia. Lo-Fi. Black Metal. Sono questi gli ingredienti dei debuttanti Svärta che propongono un sound intenzionalmente caotico, sporco, devastante, opprimente. C’è rabbia, furia in questi quaranta minuti e l’intelligente range melodico è volutamente sepolto sotto un’aggressività spietata. Certo, a volte il fumo soffocante si dilegua per dar spazio a sezioni dove oscuri arpeggi creano il preludio per la successiva manifestazione del male. Temolo, drumming forsennato, riffing animalesco, voce lacerante ai confini con il DSBM (stile Silencer) che arriva al sepolcrale estremo: ogni ingrediente per la celebrazione del lato oscuro è presente, e all’ascoltatore non resta altro che abbandonarsi al vortice di perversione sonora diffuso dalle sei infernali tracce. Arti sataniche rese dinamiche, dissacranti, laceranti, offensive. Percezione orientata al catalizzare l’evoluzione del male, dell’odio, di qualsivoglia emozione negativa, priva di luce. Il moniker vuol dire oscurità. Il titolo è totale sepoltura. I titoli delle canzoni riassumono freddo, marcio, sublime sofferenza. Un album ampio, che tocca scenari avantgarde con divagazioni e sezioni che innalzano il livello mistico (come sulla fantastica “Hädanfärdens Sigill”). C’è intelligenza come nell’introspettiva -quasi ambient- “Gift”. C’è depressione assoluta come nell’intensa “Våndans Högborg”. Molti scenari tetri sono concentrati in questi “Sepultus”. Molti aspetti della negatività. Molti colori: tutti sfumature del nero più assoluto.

(Luca Zakk) Voto: 8/10