(Kscope) E come si dice in gergo, ‘i ragazzi son partiti per la tangente’… I Tesseract sono arrivati al quarto album e hanno cominciato a mostrare una coscienza di carriera alle spalle. Potremmo definire il loro ultimo lavoro come un tributo smaliziato ma convinto agli ultimissimi Anathema. Le canzoni, sei in totale, sono state snellite da una pesantezza strutturale che a mio avviso era piuttosto forte nell’album precedente. Proprio il loro penultimo lavoro mi aveva colpito per la mancanza di idee e proprio mentre stavo per darli per morti ecco arrivare un album davvero ben costruito. A questo punto rivaluterò anche l’opera precedente perché se la sua utilità è stata far evolvere il gruppo verso questo risultato allora le carte in tavola cambiano e non poco. Proprio come suggerisce la copertina, probabilmente si è trattato di una congiunzione favorevole di molti elementi oppure semplicemente il gruppo si è assestato dopo una serie di viaggi di prova verso un universo sonoro tutto in divenire. Naturalmente, già come era stato per l’opera precedente, di metal non c’è più alcuna traccia. “Sonder” è un ottimo album, vario eppure con una direzione ben precisa. Pur essendo caratterizzato da trame sonore ben più semplici dei lavori precedenti, risulta essere in un certo senso il lavoro più ambizioso e complesso della carriera di questi astronauti sonori. Come sempre la Kscope coccola l’ascoltatore con produzioni cristalline proprie quasi più della musica classica che non del rock e questo non fa che impreziosire il valore dell’opera e contemporaneamente è prova di una percezione esecutiva indubbia da parte dei nostri. Finalmente il tesseratto, figura quadridimensionale impossibile da rappresentare alla mente umana, è stato colto in una delle sue molteplici forme. Ottima prova davvero.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10