
(Autoproduzione) Terzo album per i pesaresi Tetrarchate, abili ad evolvere il loro thrash metal furioso e a tinte death in qualcosa di più personale e inizialmente spiazzante, pur mantenendo salde le radici thrash; tutto questo nonostante i terremoti in sede di line-up, l’ultimo dei quali corrispondente all’uscita di uno dei chitarristi originali, Nazario Biscotti, ottimamente sostituito dal bravo Alessandro Morelli. L’opener “In Paradisum” è una lunga intro di musica sacra, con voci corali, pianoforte e organo, perfettamente in tema con il titolo dell’album, preso dal famoso e omonimo libro di Galileo Galilei. “Quietus Before Storming” è uno strumentale costituito da un bel riff corposo, sotto il quale scalpita nervosamente un basso inquieto, mentre il drumming tentacolare di Alex Masini è uno dei punti di forza dell’intero album, complice anche un mix che ha messo la batteria in primissimo piano, sacrificando solo apparentemente il suono delle chitarre, le quali sembrano talvolta suonare scarne, ma che in realtà sono perfettamente funzionali alle composizioni. Ne è un esempio “Silence Before Creation, Darkness Before Logos”, dove i due axemen danno sfogo al proprio estro producendosi in partiture differenti e quasi slegate tra loro, raccordate da armonizzazioni e ritorni al poderoso riff portante, a interrompere quelle che sono a tutti gli effetti improvvisazioni di estrazione jazz. “Head Of The Kneeler” sposta il sound in territori melodeath, mentre il bassista Andrea Aratari ha il suo meritato momento di gloria nella lunga e oscura “Meridian”, pura dark wave à la Bauhaus e Fields Of Nephilim, incredibilmente suggestiva. La strumentale “Solace” non fa altro che massimizzare l’approccio jazz di cui parlavo prima, con le chitarre equalizzate separatamente l’una dall’altra che fanno praticamente quello che vogliono, senza un apparente ordine o logica; la batteria si scatena in tempi dispari, poliritmie e virtuosismi vari, mentre il basso tenta di ricucire tutti questi frammenti. La furiosa “Aeonlore” chiude un album che ha necessitato qualche ascolto e una certa apertura mentale per venire compreso, soprattutto perché nei lavori precedenti la formazione pesarese era dedita a un thrash più tradizionale e slayeriano, mentre ora la personalità e la voglia di improvvisare hanno preso il sopravvento.
(Matteo Piotto) Voto: 9/10




