(Indie Recordings) Secondo album per questi schizzati svizzeri, che mescolano metal, hardcore, funk, punk e crossover con un tocco di tecnica progressiva. Sono esplosivi, grintosi ed estremamente incazzati, specialmente dal punto di vista vocale. Ottime le chitarre, a tratti suggestive, a tratti laceranti. Linee di basso sorprendenti e perversamente metalliche rendono tagliente ogni singolo brano nel quale trova sempre spazio una progressione intensa, mai scontata, tanto che l’espressività diretta e sfacciata del punk viene qui rielaborata e farcita con tanta intelligenza, tanto gusto compositivo. Subito da infarto la opener “Little Mary”: trionfale, melodica, ma ricca di melodia e dettagli a base di un funky sotto steroidi. Altro geniale funky drogato su “The Groove Of The Sorry”, linee vocali malate ed esaltanti su “Cacoit”, suoni inquietanti ed introspettivi su “The Snick”. Fantastica, provocante, imprevedibile e ricca di geniali dissonanze “Tales Of A Thousand Lives”, sorprendente la conclusiva “Sappy”, un brano che, tra i molteplici cambi, si esprime in svariate forme musicali, black metal e blackned death compresi. Sono giovani, pazzi, irruenti, fantasiosi e molto molto bravi. Sicuramente un album non facile: i The Erkonauts si rifiutano di suonare cose rumorose, ovvie e scontate come molte bands agli esordi o ai primi anni di carriera; i The Erkonauts hanno gusto, stile ed una marcata capacità di canalizzare rabbia, depressione e malessere sociale dentro brani esplosivi, contorti ed imprevedibili, i quali fanno accomodare l’ascoltatore su una sedia elettrica impostata al massimo voltaggio.

(Luca Zakk) Voto: 8/10