(Twilight Vetrieb) Gli album di debutto il più delle volte presentano dei lati poco riusciti, anche se queste imperfezioni non sempre vanificano il lavoro degli esordienti. I The Last Hangmen con una produzione abbastanza buona, ma non del tutto pulita, e con delle dosi tecniche nelle mani realizzano un death metal melodico e variegato. Purtroppo per loro, o per chi li ascolta, la scaletta suona con qualche carenza di omogeneità. Dopo l’intro è “Lupara Bianca” ha recitare un riffing quasi in stile Dissection, ma la simpatia di questi tedeschi oltre per la Svezia passa anche attraverso il thrash metal e i tratti sinfonici ed epici – da notare che nonostante l’uso abbondante delle tastiere, non hanno un tastierista di ruolo- i quali rivestono molte canzoni, per esempio “Crash Course Dying”. “Servants of Justice” concentra tutto questo nel loro sound, elaborando diverse sfumature e rendendo l’impatto poderoso e melodico contemporaneamente, ma arrivati alla conclusiva outro “Withdraw the Hangmen!” si ha la sensazione che molti passaggi sono scivolati via e hanno lasciato il posto ad un senso di confusione. In sostanza alcune canzoni sono efficaci, altre hanno un’identità poco definita. Un riffing articolato, melodico, veloce, polifonico, ma pronto a confermare il detto che recita “il troppo storpia”! Un esempio? “Knocking Tombstones Down”, un brano che parte bene ma la volontà della band di portarlo a dieci minuti e trasformarlo in una piccola suite, non lo rende un virtuoso. I cinque ragazzi peccano di esperienza e hanno bisogno di maturare innanzitutto sul lato compositivo, ma “Servants of Justice” offre comunque una ragguardevole quantità di situazioni coinvolgenti.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10