(ATMF) Molto particolari questi australiani, formatisi da poco e giunti al debutto. Riescono a mescolare black, death e thrash classico con intelligenza, senza mai risultare scontati, anzi, spesso se ne escono con soluzioni catchy grazie proprio a riff lineari e cadenzati tipici, probabilmente, dell’influenza thrash . Combinano i tre generi riescono ad offrire una visione di un heavy metal in qualche modo strutturato in forma classica, diretta, molto legata alla radici… un heavy e dintorni graffiante, rabbioso, un po’ sfacciato. Travolgente “The Cries of the Weak”, pesante ed un po’ doom. Trascinante “The Peons of the Cosmos”. Deliziosamente melodica ed elaborata “The Fight for the Subhuman”. Un album ricco, ma anche diretto. In un certo senso il disco è semplice nella sua pur presente dimensione di complessità sonora, la quale non sicuramente scontata. Immediato, coinvolgente, attraente, anche se un po’ limitato nella durata (poco più di mezzora). Un metallo con idee moderne ma sempre fedele a una vasta gamma di tradizioni del genere.

(Luca Zakk) Voto: 7/10