(Debemur Morti Productions) Questo album intitolato “Miserere” è la messa in musica del salmo 51 che nella numerazione greca corrisponde al numero 50 del libro biblico appunto dei Salmi. Chiamato “Miserere”, questo salmo è definito penitenziale, cioè in esso l’uomo, ovviamente peccatore secondo la tesi cristiana, chiede appassionatamente perdono a Dio e riconoscendo le sue colpe. Nel 1630 Gregorio Allegri scrive un’opera vocale, dunque senza musica, sul Miserere che venne ritenuta talmente sacra dal Papa che che ne proibì sia la trascrizione sia l’esecuzione al di fuori della Cappella Sistina, pena la scomunica. La religione Cattolica è sempre stat forte e rigorosa sui divieti! L’opera di Gregorio Allegri ha ispirato Jason Köhnen, multistrumentista e autore del progetto The Lovecraft Sextet ed ex-The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, Mansur. Köhnen da trent’anni nella scena musicale con opere di jazz, black metal, elettronica e altro ancora, si interessa di ermetismo, filosofia, dottrine varie. Dunque il suo “Miserere” è il prodotto di molteplici interessi che si fondono nella sua creatività e sensibilità artistica. “Miserere” è un’oepra avant-garde. I The Lovecraft Sextet che hanno inciso è composto l’album sono Colin Webster al sassofono, Lilian Tong come soprano, poi Dimitris Gkaltsidis per le parti vocali in scream e Eugene Bodenstaff al violoncello. Jason Köhnen è chitarra, basso, organo ed elettronica varia. Sono in cinque e chissà se l’ipotetico sesto possa considerarsi James Plotkin, l’esegeta dei suoni, produttore, tecnico del suono, manipolatore di centinaia di album e figura cardine dei favolosi OLD. Plotkin ha però solo masterizzato “Miserere”. Jason Köhnen insieme ai suoi colleghi ha architettato una vertiginosa quanto edificante e msitica opera musicale, definita dal suo autore ‘doomjazz black mass’. “Occulta” e “Domine” i primi due dei sei movimenti in cui è diviso l’album “Miserere”, è appunto un incrocio tra jazz, momenti doom e dark ambient. In “Sanctum” arriva la dominante voce di Lilian Tong, seguita e sorretta dal sassofono che non si ferma dall’inizio all fine dei sei movimenti. I due creano il filo conduttore più ardito e visionario quanto esteticamente ipnotico dell’album. “Humiliatum” è un momento angosciante, tenebroso. Il suo finale evoca un noise oscuro, caotico. “Libera” ovviamente come da titolo, scioglie molta della tensione e dei grumi di penitenza e sofferenza che crollano dall’alto e opprimono ogni cosa nel credente. L’album dove psichedelia, ricerca, suggestione filosofica e teologica si fondono con linee di elettronica, noise, metal e con una grande e totalizzante atmosfera di mistero nonché di avventura musicale, avvolge e isola i sensi dell’ascoltatore. Il flusso sonoro e melodico è una dimensione altra e i The Lovecraft Sextet hanno costruito un ponte verso qualcosa di superiore o almeno ci hanno provato, però è evidente che il risultato è spiazzante.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10